(ANSA) - PERUGIA, 09 FEB - Mentre nelle città si attendono
nuovi piani regolatori, progetti di riconversione di spazi e
architetture in forma sostenibile, il coronavirus ha "colorato"
i nuovi bisogni. Dal grigio cemento si riscoprono il verde, i
piccoli centri, la provincia, le aree rurali, dove è più facile
e conveniente vivere. Una tendenza nazionale: il 60% dei
lavoratori nel terziario ha pensato di trasferirsi, dalla città
alla non-città, di lavorare da remoto, in luoghi ricchi di
storia, tradizioni e relazioni. L'Umbria verde è una di queste
mete.
Sono i temi approfonditi nel report sul tema
"L'Immobiliare si tinge di verde", diffuso dalla La Borsa
Immobiliare della Camera di commercio dell'Umbria e
realizzato da Paola Berlenghini, agente immobiliare componente
del comitato di vigilanza della Borsa immobiliare dell'Umbria.
Il report si sviluppa seguendo un percorso a titoli: dalla città
alla non-città, la casa che respira, borghi e ecovillaggi, le
case sospese e attività all'aria aperta.
La nuova casa - spiega l'ente camerale - materializza il bisogno
impellente di riconciliazione con l'ambiente: architettura
minima, primitiva, nuda, senza eccessi, bioecologica passiva e
attiva, integrata nell'ambiente per preservare la bellezza
originaria del paesaggio. Materiali che respirano, legno,
sughero, paglia di riso, di per sé poveri, ma rinobilitati in
quanto sostenibili, efficienti, duraturi; spazi dilatati pieni
di luce naturale che si mimetizzano con la natura e tornano a
riunire tre luoghi in uno, la casa, lo spazio lavorativo, lo
spazio dedicato allo svago. Oggi la tendenza è quella di
comprare per ridare vita, ripopolare aree e borghi abbandonati,
per viverci, per ricreare una collettività, una rete sociale
stimolante. I valori immobiliari variano a seconda dei Comuni,
dell'ubicazione, della qualità delle finiture, dei servizi,
delle dimensioni e, nel caso delle locazioni, della durata e
stagione. (ANSA).