(di Nando Piantadosi)
Dietro i servizi di consulenza e
promozione finanziaria, promossi anche via web, si celava una
gigantesca attività di riciclaggio internazionale che ha gestito
oltre 2,6 miliardi di euro tutelandosi utilizzando hi-tech
israeliano. Lo ha scoperto la Guardia di Finanza di Napoli che,
con il coordinamento di quattro procure (Napoli, Lecce, Riga,
Vilnius) e dell'Eurojust, ha fatto luce sulle attività illecite
di un'associazione a delinquere che da Portici e Ercolano, in
provincia di Napoli, gestiva gli affari illeciti di 6.127
clienti, residenti anche all'estero.
Nel corso della prima conferenza stampa da procuratore di
Napoli, Nicola Gratteri, in polemica con le restrizioni della
legge Cartabia, ha voluto sottolineare l'importanza
dell'informazione per promuovere fiducia nei cittadini: "la
gente ha diritto di sapere affinché possa fare scelte di campo -
ha detto - per valutare e scegliere di fidarsi e denunciare".
Inoltre, ha anche ricordato l'importanza della possibilità per i
pm di sequestrare i cellulari agli indagati: "Questa indagine,
particolarmente sofisticata, non l'avremmo potuta fare se fosse
stato in vigore il disegno di legge in discussione in questi
giorni", ha affermato.
In Italia sono stati notificati quattro arresti in carcere,
due ai domiciliari e due obblighi di presentazione e altri
provvedimenti sono stati notificati all'estero.
I 2,6 miliardi di euro riciclati sarebbero frutto di reati
tributari, truffe ai danni dello Stato e bancarotte fraudolente.
I finanzieri hanno messo i sigilli a beni per 25 milioni di
euro, tra Italia e l'estero e, nel corso delle indagini, hanno
intercettato 700mila euro in contanti, criptovaluta in 9
portafogli digitali per 1,3 milioni di euro e beni di lusso
(orologi e gioielli) per 330mila euro.
A capeggiare il gruppo criminale era Michele Scognamiglio, un
napoletano 50enne che vive in Lettonia, arrestato in aeroporto.
Era lui a promuovere i servizi sul web: risulta essere l'autore
di un e-book con i suggerimenti sulla costituzione di società
estere, conti correnti offshore e carte anonime. Il sofisticato
sistema di riciclaggio si fondava su una struttura organizzativa
a dir poco imponente, costituita da strutture immobiliari in
Italia e Lituania, più basi operative a Portici ed Ercolano,
sofisticate strumentazioni informatiche e telematiche made in
Israele (capaci di impedire e interrompere comunicazioni di
sistemi telefonici e telematici, anche di eventuali
cimici),forza lavoro specializzata e fidelizzata, un centralino
attivo h24 per i rapporti con i clienti e anche un caveau per la
custodia del contante.
Gli accertamenti sono partiti da Luigi Scavone, ex patron di
un'importante azienda già condannato per un'evasione fiscale di
70 milioni di euro e tornato in libertà dopo un periodo di
detenzione cautelare. Monitorandolo, il nucleo di polizia
economico-finanziaria di Napoli ha scoperto che stava cercando
di occultare parte del capitale frutto di una frode ai danni
dello Stato. Così è stato individuato un istituto di moneta
elettronica in Lettonia, la Trustcom Financial Uab (15
dipendenti), con sede a Vilnius ma di fatto operativa a
Ercolano, capace di fornire un complesso sistema di 'tutele' per
schermare la riconducibilità dei patrimoni.
La metà degli oltre 6mila clienti è italiana e avrebbe
riciclato ben 1,5 miliardi di euro. Tra questi clienti ci sono
pregiudicati, anche legati alle mafie, 'colletti bianchi',
consulenti e professionisti di vari settori, tra cui medici e
anche avvocati.
Intanto a Catania, sempre oggi, sono state arrestate 10
persone e sequestrati beni per 30 milioni a 17 società che
avrebbero illecitamente commercializzato bevande in Italia
evadendo l'Iva. Tra i 25 indagati pure il figlio incensurato di
un boss del clan Santapaola.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA