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Nicchiarelli, svelo Chiara, santa ribelle e femminista

Nicchiarelli, svelo Chiara, santa ribelle e femminista

Mazzucco e Carpenzano, "lei e Francesco ragazzi come noi"

VENEZIA, 09 settembre 2022, 19:22

dell'inviata Alessandra Magliaro

ANSACheck

Chiara - RIPRODUZIONE RISERVATA

Chiara - RIPRODUZIONE RISERVATA
Chiara - RIPRODUZIONE RISERVATA

VENEZIA - Chiara "una di noi", Chiara "ribelle", "femminista", Chiara che non sta un passo indietro ad un uomo, che crede nella sorellanza, sfida i canoni con il suo esempio: povertà al posto di bei panni nobili, solidarietà e uguaglianza al posto di comfort zone. Descritta così, rivelata in un certo senso rispetto al giudizio comune, potrebbe essere una rivoluzionaria contemporanea. Susanna Nicchiarelli ha raccontato Nico, musa di Andy Warhol e cantante dei Velvet Underground, poi Eleanor Marx, la figlia erede ideologica del filosofo del Capitale riletta in chiave punk rock, ora con CHIARA filma una terza figura femminile, potente, da riscoprire, togliere dai santini della patrona d'Italia e del cinema e farla vivere oggi, comprensibile a chi, come ad esempio ai giovani protagonisti Margherita Mazzucco e Andrea Carpenzano non dice proprio nulla, al massimo di catechismo e parrocchia.

E' una Santa Chiara da svelare e da affrancare a quella di Francesco, "la Chiesa l'ha sempre raccontata a lato, seguace di lui, ma i documenti ci dicono ben altro ed è giusto renderle giustizia: Chiara era una ribelle, una femminista, era carismatica, tutto quello che ha fatto e che è riuscita a fare, compresa una comunità di sole donne, quelle che poi saranno le clarisse con la regola benedettina, era qualcosa di rivoluzionario. Essere testimonianza del Vangelo al pari di un uomo, Francesco. Aveva 18 anni Chiara, figlia del conte Favarone di Assisi, quando ha lasciato tutto e si è messa in cammino, è incredibile la sua storia", racconta Nicchiarelli. Il film, produzione Vivo Film con Rai Cinema e Tarantula prossimamente in sala con 01 dopo il passaggio oggi in concorso a Venezia 79 è dedicato a Chiara Frugoni, la grande medioevalista scomparsa quest'anno. "Ha fatto in tempo a vedere il film, senza tutti i suoi consigli, la sua conoscenza della materia, non avrei potuto girare. E' stato grazie a lei che oggi conosciamo Chiara per quello che è stata", racconta la regista, 47 anni, tra i talenti della sua generazione. Altra cura è il linguaggio, per il quale ha avuto l'aiuto della studiosa Nadia Cannata: "Laudato Sii è considerato il primo esempio di italiano scritto. Tra le rivoluzioni di Francesco c'era proprio parlare il linguaggio corrente, farsi capire con il volgare, lasciando il latino fuori, conosciuto solo da nobili e religiosi", ha sottolineato Nicchiarelli all'ANSA spiegando le ragioni del vulgare come lingua scelta per il film. Le musiche invece sono gioiose, "un Jesus Christ Superstar tra i borghi del centro Italia - riprese nella magnifica chiesa di San Pietro a Tuscania (Vt) - con una ricerca filologica precisa affidata all'ensemble di Assisi di musica sacra, l'Anonima Frottolisti".

Evitare la retorica in agguato era importante: "Mi hanno aiutato gli attori recitando nel modo più naturale possibile, erano due ragazzini Chiara e Francesco, 18 anni lei, 30 lui e anche i miei protagonisti lo sono Margherita Mazzucco e Andrea Carpenzano". Naturalezza e contemporaneità sono state le chiavi per questi due ragazzi, l'attrice dell'Amica Geniale e il 27enne di Immaturi la serie, di Lovely Boy e La Terra dell'abbastanza. "Portano avanti una rivoluzione, è quello che mi è piaciuto di questo progetto, io di Francesco sapevo davvero poco, la religione non è qualcosa che mi interessa", confessa Carpenzano. "Lei non voleva diventare santa, voleva spogliarsi degli averi per stare con la gente, resta quasi sorpresa dei miracoli e di quello che le succede intorno, aveva un grande magnetismo, ma allo stesso tempo era anche fragile, questo aspetto così umano per me era la molla per interpretarla", spiega Mazzucco. Tanto audiovisivo ha raccontato i francescani, "la bellissima Chiara del Francesco di Liliana Cavani ad esempio, ma mi sono sentita più vicina a Pasolini, a Uccellacci e Uccellini con Totò e Ninetto Davoli", commenta la regista.

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