A Bologna sono oltre cento le
persone finite nel mirino della Procura, con la pm Rossella
Poggioli e i carabinieri della compagnia di Molinella che tra la
fine del 2021 e metà del 2022 hanno portato avanti un'indagine
sui Green Pass falsi. Un biologo di 59 anni è accusato di avere
emesso certificati contraffatti: nel mirino anche i suoi
clienti. La notizia è riportata dall'edizione bolognese del
Resto del Carlino. Secondo l'accusa il biologo sfornava una
media di più di duecento tamponi (o certificati di esecuzione
del tampone) contraffatti al giorno, per decine di clienti. Un
tampone positivo al Covid 19, che permetteva di ottenere il
Green pass senza bisogno di fare il vaccino, costava cento euro.
Se invece ne era richiesto uno negativo la cifra era più
modesta, una decina di euro.
Tra gli indagati, oltre al biologo di 59 anni, una
parrucchiera, che forniva nomi e dati degli interessati anche
tramite intermediari (a loro volta indagati), e i clienti.
Le principali accuse sono di falso ideologico in atto
pubblico. Al biologo e alla sua collaboratrice sono contestati
anche la corruzione in concorso - perché si facevano pagare per
i falsi certificati, per poi spartirsi i proventi - e a lui pure
la simulazione di reato. A febbraio 2022 denunciò il furto di
una borsa con all'interno agenda, documenti e tablet che
avrebbero contenuto i dettagli di questa sua attività, oltre che
i nomi e riferimenti dei clienti: per gli inquirenti architettò
tutto temendo di essere indagato.
Le indagini si sono aperte alla fine del 2021, quando i
carabinieri notarono sui social le dichiarazioni di diversi 'no
vax' bolognesi e di negazionisti del virus, che rivendicavano ai
propri follower di non avere mai fatto vaccini né di aver
contratto il Covid. Ai successivi controlli dei militari, però,
tutti erano risultati in possesso di "regolare" Green Pass.
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