Sei giovani portoghesi, la cui età
varia tra gli 11 e i 24 anni, affrontano nell'aula della Corte
di Strasburgo 32 Stati, compresa l'Italia, che accusano di
violare i loro diritti, tra cui quello alla vita, perché non
rispettano gli impegni assunti con l'accordo sul clima di Parigi
del 2015 (Cop21). I giovani affermano che la loro salute
fisica e mentale è già danneggiata dagli impatti dei cambiamenti
climatici e che se i paesi non riducono urgentemente le
emissioni di gas a effetto serra, le conseguenze peggioreranno
drasticamente nel corso della loro vita. Evidenziano inoltre che
il Portogallo è uno dei paesi più vulnerabili agli effetti del
cambiamento climatico in Europa ed è imperativo che il
riscaldamento globale sia contenuto entro 1,5°C, come limite
massimo assoluto, per garantirgli un futuro vivibile. Dal
canto loro gli Stati nelle difese inviate alla Corte di
Strasburgo indicano che i giovani non possono ritenerli
responsabili di quanto è accaduto, accade e accadrà e che quindi
il loro ricorso dovrebbe essere dichiarato inammissibile. Ma se
cosi non fosse, la Corte dovrebbe stabilire che non c'è stata
alcuna violazione dei loro diritti anche perché i giovani non
hanno provato di aver subito danni a causa di eventi
meteorologici e gli incendi che imputano ai cambiamenti
climatici.Non è il primo caso sui cambiamenti climatici e i loro
effetti per cui si terrà un'udienza in Grande Camera. Lo scorso
29 marzo alla Corte di Strasburgo sono stati dibattuti i ricorsi
di un gruppo di anziane donne contro la Svizzera e quello di un
ex sindaco francese contro il Paese.
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