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Il cervello come la radio, ascoltati i neuroni su doppia frequenza

Il cervello come la radio, ascoltati i neuroni su doppia frequenza

Esistono due canali di informazione che portano messaggi diversi

27 ottobre 2022, 09:57

Redazione ANSA

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Rappresentazione artistica di onde sonore (fonte: PublicDomainPictures) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Rappresentazione artistica di onde sonore (fonte: PublicDomainPictures) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Rappresentazione artistica di onde sonore (fonte: PublicDomainPictures) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il cervello può essere ascoltato su doppia frequenza, AM e FM, proprio come la radio: è stato infatti scoperto un nuovo linguaggio delle cellule nervose, che dimostra l'esistenza di due canali di informazione che trasmettono messaggi diversi e complementari. Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista npj Parkinson's Disease e guidato dall'Università Statale di Milano, in collaborazione con il Centro per le Neuroscienze (Cinac) di Madrid e l'Università di Trieste. La scoperta apre la strada a un ripensamento delle modalità di ascolto delle onde cerebrali, che attualmente si concentrano solo sulla frequenza AM.

I ricercatori, guidati da Alberto Averna attualmente all'Università svizzera di Berna, hanno registrato l'attività elettrica dei neuroni grazie a elettrodi impiantati chirurgicamente nelle parti profonde del cervello, ascoltandoli per la prima volta anche in FM (modulazione di frequenza). Gli autori dello studio hanno così scoperto la presenza di due codici diversi: quello che utilizza la modalità FM risulta essere molto più preciso e meno suscettibile ad interferenze e al 'rumore' elettrico, mentre la AM è meno influenzata dalla distanza.

I ricercatori sottolineano l'importanza dello studio, che mostra come l'ascolto in una sola modalità utilizzato finora potrebbe non far percepire tutti i messaggi e tutto quello che i neuroni ci dicono. "Queste osservazioni pongono le basi per un approccio combinato AM ed FM per lo studio degli stati cerebrali", afferma Alberto Priori, co-autore dello studio, "e ci permettono di comprendere meglio le alterazioni alla base di disturbi come il Parkinson".

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