"Il Vangelo è come un fuoco, perché
si tratta di un messaggio che, quando irrompe nella storia,
brucia i vecchi equilibri del vivere, sfida a uscire
dall'individualismo, a vincere l'egoismo, a passare dalla
schiavitù del peccato e della morte alla vita nuova del
Risorto". Lo ha detto papa Francesco all'Angelus, commentando le
letture odierne. Il Vangelo, cioè, ha spiegato, "non lascia le
cose come stanno", ma "provoca al cambiamento e invita alla
conversione": "Non dispensa una falsa pace intimistica, ma
accende un'inquietudine che ci mette in cammino, ci spinge ad
aprirci a Dio e ai fratelli. È proprio come il fuoco: mentre ci
riscalda con l'amore di Dio, vuole bruciare i nostri egoismi,
illuminare i lati oscuri della vita, tutti ne abbiamo, consumare
i falsi idoli che ci rendono schiavi". Una prospettiva che "dà
speranza a quanti sono considerati perduti, abbatte le barriere
dell'emarginazione, guarisce le ferite del corpo e dell'anima,
rinnova una religiosità ridotta a pratiche esteriori". Il
Pontefice ha allora chiesto "che cosa significa dunque per noi
quella parola di Gesù", il "fuoco". "Ci invita a riaccendere la
fiamma della fede - ha osservato -, perché essa non diventi una
realtà secondaria, o un mezzo di benessere individuale, che ci
fa evadere dalle sfide della vita e dall'impegno nella Chiesa e
nella società". La fede, insomma, ha affermato Francesco, "non è
una 'ninna nanna' che ci culla per farci addormentare, ma un
fuoco acceso per farci stare desti e operosi anche nella
notte!". "E allora possiamo domandarci - ha proseguito -: io
sono appassionato al Vangelo? Lo leggo spesso? Lo porto con me?
La fede che professo e che celebro, mi pone in una tranquillità
beata oppure accende in me il fuoco della testimonianza?".
"Possiamo chiedercelo anche come Chiesa - ha aggiunto -: nelle
nostre comunità, ardono il fuoco dello Spirito, la passione per
la preghiera e per la carità, la gioia della fede, oppure ci
trasciniamo nella stanchezza e nell'abitudine, con la faccia
smorta e il lamento sulle labbra? E le chiacchiere ogni giorno".
"La misericordia è la via della salvezza per noi e per il mondo
intero. E chiediamo al Signore misericordia speciale,
misericordia e pietà per il martoriato popolo ucraino". Così il
Papa al termine dell'Angelus. "Un pensiero speciale - ha detto
Francesco - va ai numerosi pellegrini che oggi si sono radunati
nel Santuario della Divina Misericordia a Cracovia, dove
vent'anni fa San Giovanni Paolo II fece l'atto di affidamento
del mondo alla Divina Misericordia". "Più che mai vediamo oggi
il senso di quel gesto che vogliamo rinnovare nella preghiera e
nella testimonianza della vita", ha aggiunto il Pontefice.
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