"Mi sembra che in questa serie venga
fuori il grande problema etico e morale che si pone Marconi sul
fascismo. La maggior parte delle grandi invenzioni tecnologiche
vengono dal campo militare e bellico e invece Marconi fa una
delle più grandi invenzioni tecnologiche dell'umanità per uno
scopo civile, puramente civile". Lo spiega Stefano Accorsi che
nella miniserie in arrivo su Rai1 'Marconi, l'uomo che ha
connesso il mondo' interpreta il grande scienziato e pioniere
delle comunicazioni.
"Quando gli chiedono di fabbricare il famigerato 'raggio della
morte' che compariva anche sui fumetti dell'epoca - spiega
ancora Accorsi - lui non solo non lo realizza ma viene anche
controllato e spiato, così come raccontiamo nella serie, perché
non capivano a cosa stesse lavorando. Lui stava lavorando a
qualcosa di molto lontano, senza nessuno scopo bellico, una
sorta di proto-radar che assurdamente sarà determinante per gli
scontri in mare".
"Marconi - continua Accorsi - continuava a investire su una
ricerca che fosse libera e che fosse "smarcata". Certo che
pensava che il governo dovesse investire su via Panisperna ma
non che dovesse assecondare le richieste del potere ma perché
erano richieste profondamente contrarie alle sue convinzioni.
Lui era ossessionato dalla radio, da un oggetto che potesse far
comunicare nei due sensi. Diceva un giorno avremo avuto in mano
due scatole che ci avrebbero permesso di comunicare, aveva avuto
già questa visione".
Insomma, spiega l'attore, "Marconi era un uomo che creava ponti,
non muri e men che meno aveva velleità che le sue invezioni
potessero diventare distruttive. E' bello che nella miniserie si
racconti questa parte meno conosciuta ovvero del suo conflitto
con il potere, quando il potere ha cercato di prevaricare
un'idea di scienza libera".
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