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Barnes, 'l'IA non può minacciare la letteratura'

Barnes, 'l'IA non può minacciare la letteratura'

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PALERMO, 14 novembre 2023, 15:18

Redazione ANSA

(di Franco Nicastro) L'intelligenza artificiale non può minacciare la letteratura. "Mi pare impossibile che possa scrivere un romanzo come il mio Pappagallo di Flaubert. E se ci riuscirà intanto sarò morto" dice con un filo di ironia anglosassone Julian Barnes, vincitore come autore straniero del premio letterario Mondello.
    Barnes torna a Palermo, e incontra i giornalisti alla Fondazione Sicilia, dopo circa trent'anni, quando qualcuno lo portò allora al bar di via Magliocco dove un cartello raccontava che in quel locale Giuseppe Tomasi di Lampedusa aveva scritto il Gattopardo. Barnes lo aveva letto e ne aveva visto la versione cinematografica con quella celebre scena del ballo "che dura venti minuti". Questa è la Sicilia della cultura che lo scrittore inglese, tradotto e pubblicato da Einaudi, conosce forse meglio di quella di Leonardo Sciascia che riconosce come grande autore del Novecento ma con il quale non trova di avere relazioni letterarie.
    Non ne ha neppure con gli "scrittori politici" rivela riprendendo un'osservazione di Gianni Puglisi, presidente del premio Mondello, sul ruolo della letteratura nella formazione di una coscienza critica.
    "In Inghilterra - dice - abbiamo avuto solo due scrittori politici, Aldous Huxley e George Orwell, che come nel caso di Orwell sono stati predittivi: hanno in sostanza previsto l'evoluzione della realtà". Barnes rivendica un altro registro letterario, anche se confessa una sua contraddizione quale autore di un libro 'predittivo' che ha anticipato la Brexit dall'Unione europea. La distanza dagli scrittori politici, così come li aveva raffigurati Jean-Paul Sartre, deriva dal suo "scetticismo verso le teorie letterarie" e dalla sua critica verso il condizionamento politico esercitato da paesi come l'Unione Sovietica dove uno spartito di Dmitrij Shostakovich venne strappato sul palco perché non era considerato in linea con la visione musicale e politica del regime.
    Nell'incontro introdotto dall'italianista Salvatore Ferlita, Barnes dice di non scrivere pensando al ruolo della letteratura ma per "raccontare il mondo" e rifuggendo dalle "verità altrui" per evitare di perdere la propria autonomia.
    Quello che oggi viene considerato uno dei maggiori autori inglesi non vede tanta differenza tra la letteratura cosiddetta "alta" e quella di genere (noir, per esempio), che non può essere classificata come "inferiore". Non può fare a meno però di richiamare il caso di due romanzi di levatura mondiale, come Anna Karenina e Madame Bovary, che erano due "normalissimi gossip" e sono invece diventati espressione di una letteratura "alta". Il primato della letteratura è per Barnes un argine al rischio di una prevalenza della dimensione virtuale della vita culturale. "È facile - osserva - farsi prendere dal pessimismo quando si vedono tanti giovani attaccati ai cellulari. Oppure davanti al fatto che pochi conoscono William Shakespeare come grande autore".
    La letteratura, si sa, è un "interesse di pochi" e per questo bisogna aspettare che tanti ci arrivino da soli. L'intelligenza artificiale suscita a Barnes serie preoccupazioni per la sua capacità di diffondere fake come è accaduto a un autore inglese a cui un video faceva dire parole mai pronunciate. Il problema non è nuovo: già, ricorda Barnes, nel film Odissea nello spazio un computer particolare, dotato di sentimenti, non rispondeva agli ordini ricevuti.
    Ecco la dimostrazione che rasserena il grande scrittore inglese: "La letteratura prevarrà".
   

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