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Roma celebra 150 anni della rivoluzione Impressionismo

Roma celebra 150 anni della rivoluzione Impressionismo

In mostra 160 opere di collezioni private e sperimentali

ROMA, 05 marzo 2024, 19:20

di Francesca Chiri

ANSACheck
- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Diciamoci la verità: di mostre sull'Impressionismo si è fin troppo abusato nella penisola italica". La premessa di Vittorio Sgarbi, presentando la mostra organizzata a Roma per celebrare i 150 dell'Impressionismo con una esposizione antologica, Impressionisti - L'alba della modernità, è già un programma. Questa volta non si tratta della "solita" esposizione di quadri, più o meno noti al grande pubblico: molte delle opere esposte, che provengono tutte da collezioni private italiane e francesi, sono state concepite come vere e proprie sperimentazioni di nuove tecniche, riflesso di quell'humus sociale e culturale che permise nella Parigi di fine '800 di dare vita a quella straordinaria rivoluzione artistica che fu l'Impressionismo.

Dal 30 marzo al 28 luglio, al Museo Storico della Fanteria, si potrà vedere un'ampia galleria di dipinti, disegni, acquerelli, sculture, ceramiche e incisioni di artisti che contribuirono, sperimentando stili e tecniche differenti, all'originalità dell'Impressionismo e che parteciparono alle otto mostre parigine organizzate sino al 1886. Con oltre 160 opere di 66 artisti, tra cui spiccano Degas, Manet, Renoir e l'italiano De Nittis, l'antologica documenta le origini e la storia di un nuovo modo di fare arte, influenzato sia dall'antiaccademismo e dalla pittura en plein air di Barbizon, quanto da grandi innovazioni dell'epoca: l'avvento della grande industrializzazione, la nascita della fotografia, del cinema, dell'elettricità, del telefono e dei primi voli aerei. E si focalizza sulle eterogenee sperimentazioni. In particolare, su un aspetto poco conosciuto della ricerca impressionista, dedicato al disegno, all'incisione e alle tecniche di stampa, influenzati, appunto, dalla recente invenzione della fotografia. Saranno, quindi, esposti accanto a numerosi dipinti a olio, anche bozzetti preparatori, studi e litografie di opere conosciute al grande pubblico, tra queste: La maison du doctor Gachet di Cézanne, L'homme à la pipe di Van Gogh, Il ritratto di Berthe Morisot e il Bar aux Folies-Bergère di Manet, La loge di Renoir e, ancora, le celebri ballerine di Degas, del quale in mostra sono presenti anche diverse sculture bronzee realizzate sullo studio del movimento. Il percorso dell'esposizione si articola in tre sezioni e si occupa anche dell'eredità dell'Impressionismo, abbracciando così un arco temporale che va da inizio '800, con opere di Ingres, Corot, Delacroix e Dorè, arrivando agli eredi Toulouse-Lautrec, Permeke, Derain, Dufy e Vlaminck per concludersi al 1968, con un'acquaforte di Pablo Picasso, omaggio agli artisti Degas e Desboutin. D'altra parte, nota il critico Vittorio Sgarbi, direttore del Comitato scientifico composto da Gilles Chazal (ex Direttore Musée du Petit Palais, Membre école du Louvre), Vincenzo Sanfo (Curatore mostre internazionali, esperto di Impressionismo) e Maithé Vallès-Bled (ex Direttrice Musée de Chartres e Musee Paul Valéry) che ha supportato la Navigare srl nella produzione della mostra, "gli Impressionisti sono perpetuamente contemporanei perché hanno che fare con la nostra emotività, perché hanno tolto la ragione alla pittura, concedendo all'uomo il miracolo di sentirsi al centro del mondo".

"È una mostra che restituisce il senso di un'epoca per far rivivere quell'atmosfera unica e irripetibile, rivisitando le straordinarie scoperte e il frenetico fervore che ha percorso la Parigi di fine Ottocento" spiega Vincenzo Saffo, direttore del Mida e curatore di mostre internazionali. La mostra, aggiunge, "pone anche l'accento su un particolare momento della ricerca, forse meno conosciuta, dedicata al disegno, all'incisione e in particolare alle tecniche di stampa, molto popolari all'epoca. Tecniche che trovarono sulla loro strada un nuovo linguaggio, quello della fotografia, che renderà di colpo obsoleta l'arte grafica e imporrà una riflessione sull'utilizzo o meno di un mezzo, apparentemente superato".

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