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A Roma le quattro decadi di Mariano Villalta Lapayés

A Roma le quattro decadi di Mariano Villalta Lapayés

Alla Casa di Tela opere note e inedite dell'artista spagnolo

ROMA, 28 novembre 2023, 18:09

di Ida Bini

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 "La mia pittura è un grido visuale o un silenzio profondo che, a volte, può essere più efficace".
    Così scriveva Mariano Villalta Lapayés, artista spagnolo scomparso 40 anni fa e che oggi La Casa di Tela a Roma omaggia con la mostra 'Cuatro DeCada', aperta al pubblico dal 29 novembre al 15 marzo 2024. È il primo progetto postumo, ideato da Patricia Pascual Pérez Zamora e promosso dall'Obra Pia, dedicato alla vita e all'opera di Mariano Villalta.
    La mostra è una raccolta antologica che gioca con l'espressione 'Cuatro DeCada', in italiano 'quattro decadi - quattro di ognuno', ed espone quattro elementi per ogni periodo tematico della produzione di Mariano Villalta Lapayés, selezionati appositamente per lo spazio espositivo. Saranno visibili opere note e materiali inediti del poliedrico artista che, giunto a Roma giovanissimo, fu fulcro di quella generazione di artisti, scrittori e intellettuali che attivò il dibattito culturale della città nel secondo dopoguerra. Nato a Madrid nel 1928, Mariano Villalta negli anni Cinquanta era già noto quando Pablo Picasso lo invitò nella sua residenza a Vallauris, in Francia, dove per diversi mesi si dedicarono alla pittura, stringendo un'amicizia destinata a durare tutta la vita. Fu proprio Picasso a consigliargli di recarsi a Roma, città nella quale la ripresa culturale aveva attirato personalità da tutto il mondo.
    Nella Capitale il giovane pittore vinse due borse di studio, che gli diedero la possibilità di radicarsi nel territorio non soltanto come artista, ma anche come punto di riferimento per la vita sociale. A Roma Mariano Villalta incontrò anche l'amore, Anna Maria Marzi, con la quale visse in piazza dei Satiri 49, nei pressi dello spazio espositivo dove oggi è accolta la mostra a lui dedicata. La sua casa, con le 'porte sempre aperte', fu luogo di scambio e di fruizione di arte, cultura e politica: "Pittori, scrittori, giornalisti, gente del cinema, della diplomazia e dell'aristocrazia si sono riuniti nello studio di Mariano Villalta", si legge in un giornale del 1959.
    Tanti e celebri i personaggi che frequentavano l'artista spagnolo: Sante Monachesi, Giuseppe Ungaretti, Pier Paolo Pasolini, Rafael Alberti, Manolo Mompó e José Ortega, Sergio Selva ed Henry Inlander, con i quali condivideva vita e lavoro.
    Nel 1972 il Comune di Roma gli conferì una medaglia d'oro per i meriti artistici, tanto fu intenso e importante il suo impegno sul territorio. Qui Villalta sperimentò differenti forme artistiche: pittura, scultura, affreschi come quelli realizzati per la chiesa di Santa Chiara a Roma e vetrate per il santuario di Collevalenza; fu chiamato a realizzare anche un murale per il consolato di Spagna e un mosaico per valorizzare i palazzi dell'Obra Pia del centro storico di Roma. Fu poi chiamato da Onassis a lavorare su grandi opere murali tra Londra, New York e Atene. Morì a 56 anni nel suo studio a Roma.
    Da molti definito un pittore informalista per via della trascendenza figurativa di cui si avvale, l'artista fu tuttavia difforme alle etichette e oggi la mostra 'Cuatro DeCada' vuole restituire al pubblico la sua immagine attuale, riscoprendo un maestro della pittura che nella capitale poté realizzare il suo sogno di dedicare la vita all'arte e di vivere la libertà totale dell'espressione. In un percorso tematico, organizzato secondo un cammino non lineare come fu la varia ed eclettica carriera dell'artista, opere pittoriche, documenti e fotografie originali raccontano l'attualità del pensiero dell'artista e uno spaccato nascosto della Roma d'epoca. Al centro della sua ricerca espressiva, Mariano Villalta pone l'esigenza di umanità: così molte delle sue opere pittoriche, attraverso un'armonica sintesi di tecnica e impulso creativo, lasciano sulla tela la traccia di ciò che è l'essere umano secondo un artista del XX secolo.
   
   

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