Considerato tra gli innovatori del
linguaggio artistico del secondo dopoguerra, Emilio Isgrò è il
padre indiscusso della cancellatura, un atto che cominciò a
sperimentare nei primi anni Sessanta e che ancora oggi mantiene
la stessa vivacità e audacia creativa. Questa originale ricerca
sul linguaggio lo ha reso una figura unica nel panorama
dell'arte contemporanea internazionale. La sua mostra
'Cancellazione dei Codici - Civile e penale' sarà ospitata dal
Dipartimento di Scienze giuridiche dell'Università di Bologna,
dal 2 al 9 febbraio, nella sede di Palazzo Malvezzi. Il progetto
è promosso da Archivio Emilio Isgrò, in collaborazione con
MamBo-Museo d'Arte Moderna e Giuffrè Francis Lefebvre, e rientra
nella dodicesima edizione di Art City Bologna.
L'esposizione presenta 29 testi giuridici, in particolare il
Codice civile e il Codice penale, sui quali Isgrò (1937) è
intervenuto con la sua cifra espressiva cancellando parti del
testo, con il fine di proporre una diversa riflessione sul
significato di convivenza comune. Superando con l'atto della
cancellatura le caratteristiche della lingua asciutta e
fortemente antipoetica propria delle raccolte di norme
giuridiche, l'artista ha dato origine a lavori dal forte impatto
formale, talvolta tendenti all'ironia, che graffiano per la loro
incontestabile verità. Su un testo cancellato in nero e bianco,
le parole superstiti danno voce a nuove interpretazioni del
testo, come "I condomini sono l'autorità giudiziaria" o "La
falsa dichiarazione sulla propria identità, dichiara o attesta
altre qualità". "Ho cancellato il Codice civile e il Codice
penale perché senza parola non c'è diritto - spiega Isgrò - e
senza diritto non c'è democrazia. Il primo impegno dell'arte è
quello di discutere in un mondo che urla".
Ad arricchire il percorso espositivo si affianca la
cancellatura de Il discorso di Pericle agli ateniesi, riportato
nel libro II dell'opera di Tucidide La Guerra del Peloponneso.
Ciò che Pericle scrive sul senso della democrazia, sui valori
umani e sul rispetto delle leggi, ha fatto di Atene un mito che
mantiene le sue radici nella società di oggi.
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