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Il rumore della memoria, arte e impegno civile a Carpi

Il rumore della memoria, arte e impegno civile a Carpi

Dal 27/1 al Museo Monumento al Deportato politico e razziale

CARPI, 22 gennaio 2024, 18:00

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Nel Giorno della Memoria che commemora le vittime dell'Olocausto, il 27 gennaio al Museo Monumento al deportato politico e razziale, al primo piano di Palazzo dei Pio a Carpi (Modena) si inaugura una mostra che presenta autori, da Picasso a Carrà, da Manzù a Vedova, da Guttuso a Cagli, che con i loro lavori "hanno scelto di risvegliare le coscienze umane di fronte alla sconsiderata follia dei campi di sterminio".
    L'iniziativa vuole portare all'attenzione collettiva la storia della segregazione razziale in Italia, di cui Carpi è stata testimone: a pochi chilometri dal centro cittadino, in località Fossoli, sorgeva il campo di concentramento per ebrei, voluto dalla Repubblica Sociale Italiana, successivamente trasformato in campo poliziesco e di transito, usato dalle Ss come anticamera dei lager nazisti.
    L'esposizione - 'Il rumore della memoria. Arte e impegno civile per i 50 anni del Museo al Deportato' - allestita fino all'1 maggio, si apre con i bozzetti originali di artisti tra cui Renato Guttuso e Corrado Cagli che, attraverso segni e graffiti sulle pareti, hanno prestato la propria opera nella costituzione del Museo del Deportato, concepito negli anni Sessanta su iniziativa dell'Amministrazione comunale. Si aggiungono opere di Pablo Picasso e di altri pittori e scultori quali Mirko Basaldella, Giacomo Manzù, Emilio Vedova che, durante il secondo conflitto mondiale o negli anni successivi alla sua fine, hanno sentito forte il richiamo dell''esserci' come scelta civile. Una seconda sezione sarà dedicata ai disegni di Aldo Carpi, di proprietà dei Musei di Carpi, realizzati in gran parte durante la sua prigionia a Mauthausen e Gusen. In questo corpus grafico di 150 pezzi Aldo Carpi descrive una lenta e implacabile discesa nell'inferno, dal quale riesce a sopravvivere grazie al suo talento artistico, presto riconosciuto dalle alte gerarchie naziste. 
   

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