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Atena donna nelle carceri femminili col progetto 'Together'

Atena donna nelle carceri femminili col progetto 'Together'

A Pozzuoli Gruppi-Benessere, screening della pelle a Civitavecchia

27 ottobre 2022, 19:04

Redazione ANSA

ANSACheck

Foto di archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Foto di archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto di archivio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Prosegue il progetto di Atena Donna denominato Together, per la prevenzione e gli screening nelle case circondariali femminili, che si sviluppa sul territorio nazionale grazie al protocollo sottoscritto dal Capo Dipartimento del Dap, Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e dalla presidente di Atena Donna Carla Vittoria Maira.

La giornata di oggi ha visto impegnata Atena Donna con un doppio appuntamento: il primo nel carcere femminile di Civitavecchia, diretto da Patrizia Bravetti, con screening dermatologici riservati alle detenute, che già avevano assistito ad un incontro preparatorio durante il quale si era sottolineata l'importanza di tenere sotto controllo i propri nei. Il secondo appuntamento è invece nella casa di reclusione Femminile di Venezia "Giudecca" dove il primo incontro di Atena con le detenute è di natura motivazionale A Pozzuoli, grazie al monitoraggio del professor Raffaele Landolfi, internista ematologo docente presso l'Università del Sacro Cuore di Roma, è iniziato il lavoro dei Gruppi-Benessere formati in collaborazione con lo staff medico della casa circondariale. Le tematiche del progetto si focalizzano sulla conoscenza dei corretti stili di vita, che incrementa la capacità di prendersi cura di sé e favorisce un miglioramento della salute e della qualità della vita, e sulla promozione delle capacità relazionali e d'ascolto in un'ottica di mutuo aiuto.

"Nella condizione di reclusione, come in altre situazioni stressanti- spiega il professor Landolfi - il rischio è che il disagio psicologico inneschi o peggiori comportamenti negativi per la salute. Fumo e alimentazione ad esempio, spesso vissuti come gratificazioni utili ad alleviare il disagio, creano in realtà ulteriore malessere, alimentando una spirale negativa che invece il percorso benessere ha l'ambizione di invertire. Si vuole realizzare al tempo stesso un'educazione alla vita sana, che una volta ultimato il periodo di reclusione potrà continuare ad essere utile alle persone stesse e magari anche ai loro familiari."

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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