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Il nuovo bon ton di Lina Sotis, come evitare cafonerie

Il nuovo bon ton di Lina Sotis, come evitare cafonerie

A 40 anni dal primo manuale come sono cambiate le regole

ROMA, 07 giugno 2023, 20:50

di Patrizia Vacalebri

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 Per ogni periodo, e per ogni decennio, c'è un dettaglio che definisce il cafone. Negli anni Settanta, era un cofanetto per i libri in pelle rossa con fregi d'oro. Negli anni Ottanta, una casa tutta velluti, bordi, righe, fiorellini e passamanerie (anche oggi); negli anni Novanta, l'abbronzatura. La tagliata con la rucola del 2000, un vestito di Roberto Cavalli nel 2002, un promotore finanziario nel 2008.
    Dal 2015 in avanti c'è sempre e solo una cosa che identifica il cafone: il selfie.
    La pensa così, senza troppe sfumature in realtà, Lina Sotis che a distanza di 40 anni dal primo manuale pubblica ora con Baldini+Castoldi Il nuovo Bon Ton, in cui si parla di educazione ai tempi di oggi e di "gentilezza che è stile, un modo per manifestare il rispetto e l'attenzione che abbiamo per gli altri e soprattutto per noi stessi".
    "Ci sono parole che non sono più da usare, la prima tra queste è chic. Chi utilizza oggi la parola chic, promette di non esserlo.
    La seconda parola - prosegue Sotis - da non usare è sexy, per la stessa ragione. Sexy significa trash: è fuori moda oggi più di ieri. Non si dice Salve. Non vi sovviene alcuna rimembranza di un trapassato cameratesco da dopoguerra. Salve lo si azzardava in prima media al professore di matematica, fino a quando - si spera - quello di lettere non vi ha imposto, da lì e per sempre, un corretto Buongiorno".
    Il primo libro arrivò inaspettato in un periodo storico in cui la società era caratterizzata dall'individualismo più sfrenato e maleducato, in pieno "edonismo reaganiano" insomma. Lina Sotis criticava i modi spicci e incitava con ironia alla gentilezza.
    Niente a che fare con il rigido galateo cinquecentesco di monsignor Della Casa. "Il Bon Ton ebbe successo negli anni Ottanta - scrive Lina Sotis - quando l'economia italiana esplose - i nuovi ricchi non sapevano come comportarsi, e non trovarono nel Bon Ton alcuna autorità, ma un poco di autorevolezza - che fu scritta per loro con ironia e con un lieve cinismo". Oggi si vivono tempi molto diversi rispetto a 40 anni fa. Ma oggi come allora, resta la certezza dell'autrice che, "con un po' di educazione si può vivere meglio". Il bon ton è per la scrittrice "la grazia del saper vivere, la leggerezza dell'esistere". Sono gesti, parole, silenzi, sorrisi, atteggiamenti che ci raccontano nel modo migliore agli altri. Tutto scandito in ordine alfabetico, dalla A alla Z. Dagli abbracci ai peli: "Per quanto tempo ancora ci cercheremo così puliti e glabri? Le ascelle siano gli avamposti del costume. I peli piacciono - lo vediamo nelle fotografie delle poche riviste che contano nel mondo. Si diffonde il desiderio di autenticità, di ruvidità e di imperfezione e sincerità: siamo fatti di sorrisi, fatica e sudore, pelle amore e peli". Senza tralasciare ignoranza e moda: "La moda è la letteratura del tempo che passa - questa è la definizione di moda, quando la vogliamo intendere come un codice che conduce -non segue, il gusto della gente". Il nuovo Bon Ton di Lina Sotis, a cura di Carlo Mazzoni, è un breviario pensato per riflettere con ironia sui cambiamenti avvenuti nel nostro tempo. Composto secondo voci in ordine alfabetico, va dalla A di Abitudini fino alla V di Vita passando per Amante, fino a Cafonerie. oggi "la gentilezza è stile, un modo per manifestare il rispetto e l'attenzione che abbiamo per gli altri e soprattutto per noi stessi".
   

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