L'acqua come ponte verso la pace
piuttosto che fonte di conflitto. È l'appello che lanciano
Legambiente e Unhcr (Agenzia delle Nazioni Unite per i
Rifugiati) con il focus "Acqua, conflitti e migrazioni forzate:
la corretta gestione delle risorse idriche come strumento di
stabilità e pace" (tratto dal report "Un'umanità in fuga: gli
effetti della crisi climatica sulle migrazioni forzate")
presentato in occasione della Giornata mondiale dell'acqua 2024,
quest'anno dedicata alla risorsa idrica come strumento di pace.
Il secondo rapporto Groundswell della Banca Mondiale, si
ricorda in una nota, prevede che entro il 2050 circa 216 milioni
di persone potrebbero essere costrette a migrare a causa degli
impatti climatici, tra cui lo stress idrico. Tra le parti del
mondo più colpite il Corno d'Africa: solo in Somalia nel 2023,
secondo le stime dell'Unhcr, la più grande siccità degli ultimi
40 anni e le inondazioni, combinandosi con situazioni di
conflitto e insicurezza, hanno causato quasi 3 milioni di nuovi
spostamenti forzati all'interno del Paese.
Tornando ai conflitti, tra il 2000 e il 2023 sono stati 1.385
quelli legati alla gestione della risorsa idrica (fonte Pacific
Institute) per cui "è urgente una cooperazione internazionale
nella gestione sostenibile delle risorse idriche". Secondo
l'Onu, seppure 3 miliardi di persone nel mondo dipendano
dall'acqua che attraversa i confini nazionali, appena 24 Paesi
su 153 dichiarano di avere accordi di cooperazione per l'acqua
condivisa.
L'Italia, che dal 2010 al 31 dicembre 2023 ha contato su
1.947 eventi meteorologici estremi ben 1.168 con protagonista la
risorsa idrica (dati aggiornati Città Clima Legambiente), è
chiamata a fare la sua parte, ricorda l'associazione
ambientalista tornando a ribadire l'appello al Governo di
accelerare sull'attuazione del Piano Nazionale di Adattamento ai
Cambiamenti Climatici e delle relative risorse economiche
necessarie.
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