Le parole, i versi di Pier Paolo
Pasolini risuonano nella cavea e sotto i tre ordini di archi
dell'anfiteatro di El Jem in Tunisia in un naturale rimando al
nostro Colosseo e alle passeggiate romane tra Gianicolo,
Trastevere e Caracalla del poeta de 'la meglio gioventù', letto
con la consueta abilità da Gabriele Lavia e Federica Di Martino
con l'accompagnamento del quintetto d'archi dell'Orchestra
Filarmonica Calabrese per il Festival Fortissimo, che si
concluderà nei giorni prossimi al Politeama di Tunisi con una
serata omaggio a Franco Corelli, il tenore di cui ricorrono i
cento anni dalla nascita, e una a Astor Piazzolla.
Lavia ha scelto il Pasolini più intimo e riflessivo assieme a
quello 'luterano' e 'corsaro' che attacca conformismi piccolo
borghesi o visioni politiche, come qui nella poesia dedicata ai
giordani "terrore di Israele" e per lui "solo profughi che
piangono", chiudendo i versi con "un povero sentimento d'amore".
Ma quello più vero, intenso e addolorato, è in 'Parole di
figlio', in cui si rivolge alla madre morente: "E' dentro la tua
grazia che nasce la mia angoscia" per quel contrasto lacerante
tra la sua "fame d'amore, di corpi senza anima, perché la mia
anima sei tu", quella sua debolezza di vita fisica da
sperimentare sino in fondo, di cui approfitteranno i suoi
assassini per quel "barbaro omicidio che ci commosse tutti",
come sottolinea sempre Lavia.
La seconda parte della serata invece è servita a recuperare
parte del concerto 'Omaggio a Morricone', saltato per un
improvviso temporale la sera prima.
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