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Nuovi saggi e romanzi sugli anni bui del fascismo

www.illibraio.it

Nuovi saggi e romanzi sugli anni bui del fascismo

A un secolo dalla marcia su Roma

06 settembre 2022, 16:15

di Nadia Corvino per www.illibraio.it

ANSACheck

Il LIbraio - RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il fascismo è un capitolo della storia italiana che ancora oggi non smette di ripercuotersi sul presente e di ripresentarsi nel dibattito politico. Inevitabile quindi che scrittori, storici e giornalisti continuino a occuparsene sia attraverso saggi, sia attraverso romanzi che affrontano il tema.

Al 28 ottobre di quest’anno, inoltre, sarà passato un secolo esatto dalla marcia su Roma, che fu decisiva nel posare le fondamenta della dittatura fascista che si sarebbe instaurata da lì a poco. Questo evento contribuisce quindi alla voglia di interrogarsi sul rapporto della società odierna con questo fenomeno, e a rendere ancora più attuale la riflessione sulle sue ramificazioni sul presente.

Vediamo quindi alcune recenti pubblicazioni che, con approcci diversi e tramite spunti differenti tra loro, si soffermano sul tema, indagandolo con uno sguardo contemporaneo e critico; un percorso di lettura questo, che non solo ricorda l'estensione degli orrori della dittatura fascista (oggi a volte dimenticata), ma che celebra anche le libertà di stampa e di lettura, restituiteci dalla democrazia.

Pensiamo per esempio al lavoro storico-letterario di Antonio Scurati, da alcuni anni è impegnato in un’opera di racconto del fascismo attraverso la figura di Benito Mussolini, iniziata con il romanzo-bestseller M. Il figlio del secolo (vincitore del Premio Strega 2018), ora giunta al terzo capitolo con il libro M. Gli ultimi giorni dell’Europa (Bompiani). Focalizzato sui tre anni che vanno dal '38 al '40, quest'ultimo volume racconta il radicale cambiamento dell’Italia negli anni dell’alleanza con la Germania nazista, delle leggi razziali, e dell’entrata del paese in guerra.

Il dibattito contemporaneo sul fascismo è costellato di luoghi comuni e falsi storici, che si diffondono con facilità anche grazie ai social network: tra i falsi miti legati alla figura di Mussolini e al periodo fascista, c’è quello che sostiene che egli si sia speso per il miglioramento della condizione femminile. Una tesi contraddetta sia dalla sua politica che dalla sua biografia: lo racconta nel dettaglio Mirella Serri, docente di letteratura e giornalismo alla Sapienza di Roma, nel saggio Mussolini ha fatto tanto per le donne! (Longanesi), che anzi evidenzia come in questo periodo storico si siano solidificate le radici della cultura maschilista nel nostro paese.

Confutabile è anche la retorica che vede la figura di Mussolini come quella di un governante traviato dall’alleanza con Hitler. Lo spiega il giornalista Aldo Cazzullo nel saggio Mussolini il capobanda. Perché dobbiamo vergognarci del fascismo (Mondadori), in cui si dedica a una ricostruzione delle violenze, le ingiustizie, l’accanimento sugli oppositori e i crimini che hanno caratterizzato la presa di potere fascista; metterle in fila infatti permette di capire come le idee più violente del fascismo degli ultimi anni fossero già evidenti fin dalle sue origini.

Torniamo a un racconto in forma di romanzo con Il continente bianco (Bollati Boringhieri) di Andrea Tarabbia, (vincitore del Premio Campiello 2019 con l’opera Madrigale senza suono). Ispirandosi al libro L’odore del sangue, di Goffredo Parise, Tarabbia racconta la storia di una donna di estrazione borghese, Silvia, che si innamora di Marcello, un giovane carismatico parte di un gruppo di neofascisti. A raccontare la vicenda troviamo però un narratore esterno, che come Silvia, non riesce a resistere al magnetismo di Marcello, anche lui pericolosamente affascinato da un mondo che si impone sugli altri tramite violenza e potere. Qui l'intervista all'autore.

Anche Marco Mondini, professore di History of conflicts e Storia contemporanea nell’università di Padova, si sofferma sul consenso ottenuto dal fascismo nel saggio Roma 1922. Il fascismo e la guerra mai finita (il Mulino), in cui spiega perché per capire questo fenomeno bisogna necessariamente considerare le sue origini in un’Italia e un’Europa che non riesce a emanciparsi dagli strascichi della Grande Guerra. Il fascino per il militarismo, la voglia di rivalsa, il clima di odio e di violenza del periodo successivo alla Prima Guerra Mondiale infatti finiscono inevitabilmente per contribuire al successo del fascismo e alla costituzione del regime dittatoriale.

A popolare le discussioni sul tema non mancano poi i paragoni impropri tra la storia italiana e quella di altri paesi, come per esempio la Germania: su uno in particolare si sofferma Tommaso Speccher, scrittore e divulgatore storico, nel saggio La Germania sì che ha fatto i conti con il nazismo, pubblicato all'interno della collana Fact Checking di Laterza, in cui ogni libro si dedica a inquadrare luoghi comuni sulla storia che riemergono ciclicamente nell’opinione pubblica. In questo caso l’idea, appunto, che il popolo tedesco abbia fin da subito saputo come affrontare il suo passato, elaborandolo e superandolo culturalmente sin dal dopoguerra.

E di nuovo sull'estero si sofferma l'inchiesta Nero di Londra (Chiarelettere), redatta da Mario José Cereghino, esperto di archivi anglosassoni e dal giornalista Giovanni Fasanella, che rifacendosi in particolare a documenti conservati nella Biblioteca dell’Università di Cambridge indagano sui rapporti tra i servizi militari britannici e l’ascesa del fascismo in Italia. Da questi emerge la centralità del tenente colonnello Sir Samuel Hoare, che, impegnato nell'obiettivo di garantire gli interessi britannici all'estero, decide di adoperarsi per influenzare gli sviluppi della politica italiana del '900.

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