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In Romagna saranno estirpati 10 milioni di alberi da frutto

In Romagna saranno estirpati 10 milioni di alberi da frutto

Colpiti in particolare kiwi, peschi e albicocchi. Danni fino a 6mila euro per i seminativi , a 32mila euro per i frutteti. A rischio 50mila posti di lavoro

BOLOGNA, 24 maggio 2023, 13:40

Redazione ANSA

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Ravenna, un frutteto allagato © ANSA/AFP

Ravenna, un frutteto allagato © ANSA/AFP
Ravenna, un frutteto allagato © ANSA/AFP

 Almeno 10 milioni di piante da frutto sono stati irrimediabilmente danneggiati dall'alluvione e dovranno essere estirpati. E' il primo bilancio tracciato da Confagricoltura Emilia-Romagna. In particolare peschi e kiwi i più sensibili al ristagno idrico, ma anche albicocchi, in uno dei distretti agricoli che produce una grandissima parte della frutta che finisce nei mercati europei.
    I danni sono lungo l'arteria sommersa d'acqua che lega Bologna a Rimini, fino a sfiorare in parte il territorio ferrarese. Il bilancio potrebbe ulteriormente aggravarsi, perché nella stima non sono incluse le colture arboree distrutte dalle frane o trascinate a valle dalla furia del fango, nelle aree collinari e pedemontane. Nelle prossime settimane, rischia l'espianto un numero quattro-cinque volte maggiore: oltre 40 milioni di alberi da frutto delle specie più resistenti e robuste tra cui melo, pero, susino, ciliegio, olivo e vite.
    "Si è aperta una voragine socio-economica e ambientale - commenta Confagricoltura Emilia Romagna - occorrono non meno di 40-50 mila euro a ettaro per reimpiantare un frutteto o un vigneto e diversi anni per arrivare alla piena produzione, fermo restando che è quasi impossibile reperire sul mercato un quantitativo così alto di piantine. Nel frattempo è già partita la gara di solidarietà tra agricoltori per portare soccorso e salvare il salvabile nei campi".

I DANNI - Confagricoltura Emilia Romagna parla di danni fino a 6.000 euro a ettaro per i seminativi (grano, orzo, mais, soia, girasole, erba medica, orticole e colture da seme) e 32.000 euro a ettaro per frutteti, vigneti e oliveti, inclusi raccolti persi e costo dei reimpianti. Il calcolo non comprende però le ripercussioni su scorte, strutture, macchinari e neanche le anticipazioni di liquidità finalizzate a far ripartire l'attività. Le operazioni colturali, segnala inoltre la confederazione agricola, sono sospese, in un momento cruciale dell'annata agraria, pure i trattamenti andando così ad aumentare il rischio di fitopatie future. Particolarmente critica la situazione nella dorsale appennina, dove i movimenti franosi non sono assestati. Si segnalano frutteti e vigneti trascinati a valle dagli smottamenti ma irraggiungibili, poderi distrutti, allevamenti isolati. È impossibile fare sopralluoghi. L'imprenditore di Confagricoltura Alessandro Bacchilega è un giovane agricoltore che ha investito nell'alta collina, a Brisighella (Ravenna), mettendo a terra un impianto di kiwi di 15 ettari affacciato sulla valle del torrente Sintria. Il corso d'acqua inondato da una forte e improvvisa piena, ha trascinato a valle decine di migliaia di metri cubi di terreno e centinaia di piante. Adesso il dissesto idrogeologico si sta mangiando parte del suo frutteto. "In montagna manca completamente la manutenzione degli alvei quindi si riempiono di legname e detriti", attacca il frutticoltore che ora teme l'ampliamento della frana e chiede con forza «di mettere in sicurezza la zona". Per Bacchilega i danni al momento sono incalcolabili, si parla di centinaia di migliaia di euro. Intanto l'alluvione ha letteralmente sommerso l'azienda di Luigi Bosi, vicepresidente dei Giovani di Confagricoltura Emilia Romagna, a Boncellino di Bagnacavallo (Ra), dove il fiume Lamone è esondato per ben due volte in quindici giorni. L'acqua ha invaso l'80% dei suoi campi, spazzando via ortaggi prossimi alla raccolta e allagando una ventina di ettari di viti e alberi da frutto (peri, meli, peschi e ciliegi). "La furia del fango ha sradicato interi filari, molte piante rischiano di marcire per asfissia radicale - dice con l'acqua a mezza gamba, a poche ore dalla tracimazione -. Le drupacee preoccupano di più perché sensibili al ristagno idrico". Parte dei terreni aziendali sono ancora allagati mentre altri restano gonfi d'acqua, coperti da uno strato di limo, argilla e sabbia. "L'emergenza non è finita, continua a piovere - spiega l'imprenditore - i campi non sono accessibili. In questa situazione è impossibile riprendere l'attività agricola. L'unica certezza è che non riuscirò a salvare tutte le mie piante".

RACCOLTO COMPROMESSO - In Emilia Romagna "il raccolto della frutta sarà compromesso per i prossimi quattro o cinque anni perché l'acqua rimasta nei frutteti ha 'soffocato' le radici degli alberi fino a farle marcire con la necessità di espiantare e poi reimpiantare intere piantagioni" . Non solo: nelle aree colpite dall'alluvione "sono a rischio almeno 50mila posti di lavoro tra agricoltori e lavoratori dipendenti nelle campagne, nelle industrie e nelle cooperative di lavorazione e trasformazione" . La Coldiretti, fa notare come ad essere sconvolto sia un territorio con la diffusa presenza di albicocche, pesche nettarine, susine, mele, pere, kiwi, fragole e ortaggi che fanno della Romagna la "fruit valley" italiana. Quest'anno la produzione è "di almeno 400 milioni di chili di grano nei terreni allagati dell'Emilia Romagna, dove si ottiene circa 1/3 del grano tenero nazionale" .

"Consistente" anche la produzione persa di mais, orzo, girasole, soia, erba medica e "molto rilevante dal punto di vista economico sono le colture da seme per cereali, bietole, girasole, erba medica ed ortaggi con migliaia di ettari coltivati completamente coperti dal fango". Ai danni sulla produzione agricola si aggiungono - sottolinea la Coldiretti - quelli alle strutture come gli impianti dei frutteti, le serre, gli edifici rurali, le stalle, i macchinari e le attrezzature perse "senza contare la necessità di bonificare i terreni e ripristinare la viabilità nelle aree rurali dove si moltiplicano frane e smottamenti". Per questo "serve garantire l'arrivo degli aiuti nel minor tempo possibile e dare a queste zone martoriate la possibilità di riparare i danni e ripartire con la nomina di un Commissario alla ricostruzione come fatto ai tempi del terremoto" afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare in vista del Consiglio dei Ministri che "gli strumenti ordinari di intervento vanno attivati quanto prima, ma non sono sufficienti a garantire il salvataggio e la continuità delle filiere agricole del territorio colpito".

IL PREZZO DELLA FRUTTA - Atteso un forte impatto sui prezzi della frutta dopo l'alluvione in Emilia Romagna. In Romagna, infatti, sottolinea Coldiretti si produce piu del 20% delle albicocche italiane e oltre il 10% di pesche e nettarine. Secondo Coldiretti Emilia Romagna arriverebbe a 15 milioni di piante da estirpare il tragico bilancio delle inondazioni dei frutteti, a partire dalle pesche, poi le nettarine, i kiwi, le albicocche, le pere, le susine, le mele, i kaki e i ciliegi.

Un calo della disponibilità di frutta per le prossime settimane del 15-20 per cento a livello nazionale. Questa una prima stima di Italmercati, la rete nazionale dei mercati all'ingrosso, che esprime "forte preoccupazione per le conseguenze che l'alluvione dell'Emilia Romagna sta generando nella vita degli operatori locali e che nelle prossime settimane si estenderanno all'interno settore agroalimentare nazionale e a quello della distribuzione". Il territorio colpito dalla calamità gode di un'indiscussa vocazione alla qualità dei prodotti agroalimentari con oltre 50mila aziende agricole: "Non è ancora possibile stimare il danno reale causato dalle forti precipitazioni ma sull'intera filiera e a livello nazionale ci aspettiamo nelle prossime settimane un vero terremoto nel nostro settore, con un incremento di prezzi e una diminuzione della disponibilità dei prodotti", afferma il presidente di Italmercati, Fabio Massimo Pallottini. L'alluvione ha distrutto i prodotti di stagione come pere, mele, susine, kiwi e vigne, in piena fase di maturazione "per cui vi sarà una generale diminuzione della qualità e della quantità di frutta e verdura solo a partire dalle prossime settimane con un incremento dei costi", spiega Pallottini chiarendo che l'aumento dei prezzi di frutta e verdura di questi giorni non è legato all'alluvione in quanto in questo momento la domanda nazionale proviene da altre aree. I mercati all'ingrosso intorno a cui gravitano oltre 3.000 imprese e 26.000 posti di lavoro, conclude Pallottini, "si sono dimostrati ancora una volta una rete di sicurezza per il settore agroalimentare riuscendo a dare continuità all'intera filiera in questi giorni difficili".
   

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