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Covid: sale l'incidenza nei giovani. Reinfezioni +16%

I dati diffusi dal ministero della Salute

Redazione ANSA

In aumento in sette giorni, rispetto alla settimana precedente, l'incidenza dei casi Covid tra i più giovani in tutte le fasce tra 0 e 19 anni "anche per effetto dell'inizio dell'anno scolastico". È l'ultima rilevazione in merito all'andamento dell'epidemia in Italia dell'Istituto superiore di Sanità nel suo Report esteso che accompagna il monitoraggio settimanale, anche se i dati, precisa l'Iss, sono in via di consolidamento per gli ultimi sette giorni. Nella popolazione generale tornano a salire i casi di reinfezioni che sfiorano negli ultimi sette giorni un aumento del 16% (15,8%) rispetto al 14,9% della settimana precedente. Reinfezioni che in un anno hanno raggiunto 1.089.184 di casi segnalati, pari al 6,2% del totale dei casi notificati nello stesso periodo.

Occhi puntati sulla stagione autunnale che è appena iniziata e all'arrivo dei vaccini adattati. La circolare di ieri del ministero della Salute stabilisce che non c'è differenza tra i vaccini bivalenti e tutte le versioni anti Omicron sono ottimali, con la possibilità di somministrazione come 4/a dose (secondo richiamo) per tutti gli over 12 su richiesta ma almeno 120 giorni dopo il primo richiamo. E per sapere quando vaccinarsi è stato messo a punto un test che misura i livelli di protezione. Realizzato da un team di ricercatori italiani dell'Irccs di Candiolo (Torino) che, con l'Italian Institute for Genomic Medicine (IIGM), nel laboratorio Armenise-Harvard di Immunoregolazione, con un esame del sangue in grado di superare i limiti degli attuali test sierologici, il test consente, attraverso la quantificazione dei linfociti T della memoria (responsabili della risposta cellulare contro il virus, ovvero del riconoscimento e dell' eliminazione delle cellule infettate) di misurare e quindi verificare se il sistema immunitario è ancora 'armato' contro il virus o se ha bisogno di essere potenziato con una nuova dose del vaccino.

"Le cellule T - spiega Luigia Pace responsabile di questa ricerca condotta su 400 soggetti - sono 'allenate' a riconoscere molte porzioni della proteina spike del virus, e risentono molto meno delle variazioni introdotte dalle mutazioni delle nuove varianti mai incontrate in precedenza". Intanto in Italia la crescita dei casi è intorno al 20% a settimana, rileva Cesare Cislaghi, già presidente della Società italiana di epidemiologia sottolineando che dai dati numerici "sembrerebbe che l'epidemia non stia cambiando". Ricoveri e decessi per i positivi al Covid-19, infatti, "sono in proporzione costante rispetto ai contagi", mai sotto all'8 per mille per i ricoveri nelle ultime settimane e un tasso di mortalità "con attualmente 10-12 decessi in un giorno ogni 100.000 positivi prevalenti".

Da qui il richiamo alla responsabilità di tutti e, dice Cislaghi, a guardare con attenzione non solo il ritmo di crescita ma soprattutto la durata. "Anche una crescita lenta può portare a forte impatto se costante".

Secondo il bollettino quotidiano del ministero della Salute, i nuovi contagi Covid registrati nelle ultime 24 ore sono 22.265 (di poco superiori ai 21.085 del precedente bollettino) con un tasso al 14,6%, in aumento rispetto al 13,9% del rilievo precedente. Il totale dei casi di Covid rilevati da inizio pandemia in Italia è di 22.284.812. Nelle 24 ore le vittime sono 43 (in calo rispetto alle 49 rilevate nel bollettino precedente), per un totale di 176.867 da inizio pandemia. Sono 126 i pazienti ricoverati in terapia intensiva, 8 in meno nel bilancio tra entrate e uscite, mentre gli ingressi giornalieri sono 7. I ricoverati nei reparti ordinari sono invece 3.293, in calo di 20 nelle 24 ore. Crescono gli attualmente positivi: 6.233 in più, per un totale di 422.999 registrati.

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