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Cosa sono e a che cosa servono i rivelatori di placca

Cosa sono e a che cosa servono i rivelatori di placca

A cura di Gianluca Vittorini Orgeas, Società italiana di Parodontologia (SIdP)

16 novembre 2022, 10:25

Redazione ANSA

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Gianluca Vittorini Orgeas, SIdP. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Gianluca Vittorini Orgeas, SIdP. - RIPRODUZIONE RISERVATA
Gianluca Vittorini Orgeas, SIdP. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Partiamo dal presupposto basilare secondo il quale La salute orale è frequentemente insidiata dai batteri: carie dentale e problemi gengivali infatti sono generalmente riconducibili in massima parte all’azione dei microrganismi della placca batterica; essa si presenta come una sottile patina bianco-giallastra che aderisce alle superfici dentali ed è composta da colonie microbiche e prodotti del metabolismo batterico e salivare. Per essere maggiormente precisi bisogna parlare di biofilm dentale cioè di micro-colonie batteriche distribuite non casualmente in una matrice polisaccaridica con altre sostanze organiche e inorganiche; tale modalità di aggregazione microbica garantisce ai batteri una minore suscettibilità agli antibiotici e una incremetata patogenicità. Di conseguenza disgregare il biofilm e rimuoverlo dalle varie zone del cavo orale è obbligatorio per prevenire differenti patologie odontoiatriche e può avvenire sia professionalmente che domiciliarmente. In particolare le nuove linee guida della Federazione Europea di Parodontologia per il trattamento della parodontite, hanno confermato ed evidenziato che il controllo e l’eliminazione del biofilm sopragengivale vanno considerati come il presupposto basilare nella cura delle malattie parodontali associate a placca batterica dentale.

Se è necessario eliminare correttamente dai denti una formazione poco visibile, vuoi con strumenti professionali dal dentista, vuoi con lo spazzolino a casa, bisogna essere in grado di evidenziarla. Le sostanze rivelatrici di placca ci vengono in aiuto: esse sono composte da molecole cromogene in grado di legarsi alla matrice polimerica extracellulare del biofilm batterico, rendendolo chiaramente individuabile ad occhio nudo. I rivelatori di placca sono speciali coloranti non tossici, come il viola di genziana, l’eritrosina e la fucsina basica, disponibili commercialmente in varie formulazioni: pasticche per l’uso domiciliare da parte del paziente, soluzioni liquide e pellet destinati invece ad un impiego professionale odontoiatrico; essi sono classificati, in base alle loro caratteristiche cromatiche, in monotonali, bitonali e tritonali.

Quelli monotonali evidenziano con un solo colore tutti i depositi presenti sulle superfici dentali. Nei bitonali invece, le differenti molecole cromogene presenti, diffondono all’interno della matrice polimerica in maniera più complessa, influenzata dal grado di maturità, di “vecchiaia” della placca batterica, producendo come risultato una duplice pigmentazione che permette di distinguere aggregati microbici di più recente formazione da quelli più datati: la placca giovane (< 48 ore) di colore rossastro e quella più matura (> 48 ore) di colore violaceo. I rivelatori tritonali si basano sullo stesso meccanismo d’azione ma permettono in più di identificare, con una terza tonalità di colore (azzurro acceso), anche il biofilm reso acido per la presenza di batteri della carie, associati ad un pH ridotto. L’uso professionale dei “disclosing agents” nelle differenti fasi della terapia delle malattie parodontali, presenta molteplici vantaggi: non solo garantisce all’operatore l’assoluta certezza della corretta individuazione e completa eliminazione meccanica dei depositi di placca batterica, ma permette anche di valutare l’abilità del paziente nelle manovre domiciliari di igiene orale, misurandone l’efficacia e facilitandone il perfezionamento.

Ma perchè dovremmo usare le pasticche rivelatrici di placca a casa? Anche qui i benefici sono evidenti: aumentare lo standard di controllo di placca e la motivazione del paziente. Infatti visualizzare e identificare gli aggregati batterici ha un’azione motivazionale: rende cioè più incentivati e attenti nei confronti delle manovre di igiene orale e permette un’ autovalutazione real time dell’efficacia delle stesse; inoltre la colorazione del biofilm facilita una sua più precisa rimozione con lo spazzolino, che viene guidato visivamente sulle superfici dentali pigmentate. Infine un uso routinario delle compresse coloranti, nel lungo termine, costituisce un vero e proprio training domestico volto al miglioramento del fondamentale controllo della placca batterica sopragengivale. In accordo con una revisione della letteratura del professor Checchi possiamo dunque concludere che i rivelatori di placca sono prodotti sicuri, per uso “esterno” evitandone la deglutizione, e affermare che questa metodica colorimetrica è applicabile a tutti i pazienti collaboranti e da qualsiasi operatore, al fine di raggiungere un buono standard qualitativo di igiene orale domiciliare e professionale.

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