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Impianti dentali, facciamo un po' di chiarezza

Impianti dentali, facciamo un po' di chiarezza

A cura del dott. Federico Ausenda, membro della Commissione ANSA SIdP

19 ottobre 2022, 14:34

Redazione ANSA

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Il dott. Federico Ausenda, Membro Commissione Canale ANSA SIdP - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il dott. Federico Ausenda, Membro Commissione Canale ANSA SIdP - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il dott. Federico Ausenda, Membro Commissione Canale ANSA SIdP - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un dente perso per carie, trauma o malattie gengivali può essere sostituito con una protesi rimovibile oppure con una protesi fissa. La soluzione d’elezione, quella meno invasiva, per rimettere un dente fisso, è costituita dal posizionamento di un impianto dentale.

In questo modo infatti si può sostituire il dente mancante con un’estetica e un aspetto simili a quelli del dente naturale senza andare a toccare i denti adiacenti, cosa che invece è necessario fare nel caso si opti per un ponte tradizionale.

Tecnicamente, con il termine “impianto dentale” si indica la radice dentale artificiale che viene posizionata nell'osso mascellare o mandibolare per sostenere un nuovo dente protesico o un ponte.

Tuttavia, molto spesso quando le persone non addette ai lavori parlano di “impianto”, si riferiscono alla combinazione dell'impianto propriamente detto (la radice artificiale) e della corona protesica (il nuovo dente).

Esistono diversi tipi di impianti dentali, cerchiamo di fare un po’ di chiarezza: Innanzitutto è bene distinguere due tipologie principali: gli impianti Endo ossei e i Sub periostali.

Gli Endo ossei (impianti nell’osso) sono gli impianti dentali più comuni. Possono avere varie forme: cilindrici, conici, o a lama. Vengono posizionati chirurgicamente all'interno dell’osso. Attraverso un processo di guarigione chiamato osteointegrazione: nel corso di alcune settimane l’osso adiacente si “fissa all’impianto” che è così pronto a sorreggere i carichi masticatori del nuovo dente. Gli impianti Sub periostali (impianti sopra l'osso) vengono posizionati sotto alla gengiva ma al di sopra dell’osso (non al suo interno) con un scheletro metallico che ha delle porzioni che fuoriescono dalla gengiva per consentire il posizionamento del nuovo dente o della nuova protesi fissa. Gli impianti sub periostali vengono utilizzati nei pazienti che non sono in grado di indossare protesi convenzionali e non hanno una quantità d’osso sufficiente per un impianto endo osseo.

Gli impianti più comunemente utilizzati sono quelli di tipo endo osseo in quanto sono quelli supportati da un’evidenza scientifica più solida. Un nuovo dente su impianto è costituito da tre componenti: l’impianto propriamente detto (la vite nell’osso), il moncone o abutment (un pilastro, generalmente metallico, connesso all’impianto che lo mette in comunicazione con l’ambiente orale attraversando la gengiva) e la corona (il dente protesico che ripristina funzione ed estetica).

Gli impianti differiscono tra loro per anatomia macroscopica (la forma della vite), microscopica (la ruvidità della superficie), la dimensione (esistono differenti lunghezze e diametri), la forma della connessione tra impianto e moncone e il materiale di cui sono fatti. La maggior parte degli impianti sono in titanio o in leghe di titanio e zirconio ma esistono anche impianti in ceramica.

Esistono sul mercato italiano decine di aziende che producono impianti dentali e centinaia di tipologie differenti di impianti. Se per un paziente un impianto può essere equivalente ad un altro, in realtà esistono delle differenze importanti anche dal punto di vista della qualità della ricerca scientifica a supporto del prodotto.

In uno studio dell’Università di Gotheborg sono stati analizzati quasi 600 pazienti con impianti dentali: si è notato che il rischio che gli impianti andassero incontro a malattia nel tempo era correlato alla presenza di malattie parodontali, al numero degli impianti posizionati, al fatto che fossero stati realizzati da un dentista generico o da uno specialista ed infine anche dalla marca.

In base alle conoscenze scientifiche, il dentista selezionerà l’impianto più adatto al singolo paziente in base alla specifica situazione clinica: alla luce quanto appena detto però, è buona norma informarsi sul tipo di dispositivo che verrà posizionato e richiedere il “passaporto implantare”, una sorta di carta d’identità dell’impianto che sarà in grado di fornire anche a distanza di molti anni dati preziosi sul tipo di impianto posizionato e sulle sue dimensioni.

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