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Quando dura la seduta di igiene orale professionale?

Quando dura la seduta di igiene orale professionale?

Risponde la dott.ssa Chiara Galano, membro della Commissione ANSA SidP

15 dicembre 2021, 14:14

Redazione ANSA

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La dott.ssa Chiara Galano, Membro della Commissione ANSA SIdP - RIPRODUZIONE RISERVATA

La dott.ssa Chiara Galano, Membro della Commissione ANSA SIdP - RIPRODUZIONE RISERVATA
La dott.ssa Chiara Galano, Membro della Commissione ANSA SIdP - RIPRODUZIONE RISERVATA

“Quanto dura una seduta di igiene orale professionale? In cosa consiste? Con che frequenza devo ripeterla?” La risposta esatta a queste domande è…dipende! In linea con la medicina specialistica infatti, oggi anche nella prevenzione e nella cura delle malattie del cavo orale, in particolar modo gengivite e parodontite che colpiscono rispettivamente il 95% e il 50% della popolazione, vige il principio della personalizzazione delle terapie, della necessità cioè di modulare la frequenza, la tipologia e la durata degli interventi di cura in funzione delle caratteristiche individuali dei pazienti.

Secondo un’ indagine condotta da Keystone per la Società Italiana di Parodontologia, nel 2020 il 46% degli Italiani si è recato dal proprio dentista per effettuare un trattamento di igiene orale professionale o una visita di controllo tuttavia, resta ancora elevato il numero di persone che pur riferendo al proprio dentista sintomi riconducibili alla parodontite (oltre il 90%) non ricevono una corretta diagnosi (il 43%) e di conseguenza un adeguato trattamento della patologia stessa.

Questo dato, assume maggior rilievo alla luce dell’ ufficiale riconoscimento delle linee guida di trattamento delle Parodontiti anche dal nostro sistema sanitario nazionale; ciò esorta i clinici a trattare questa malattia seguendo step terapeutici ben precisi e regolamentati, che mirano ad ottenere il controllo dei fattori di rischio locali e comportamentali (igiene orale domiciliare - cessazione del fumo - controllo del diabete - stili di vita) e successivamente ad arrestare la progressione della malattia intervenendo sulla riduzione dell’infiammazione locale, al dine di diminuire od eliminare i siti attivi, ossia le tasche parodontali che sanguinano al sondaggio e che rappresentano un rischio concreto di perdita di supporto parodontale e progressione della patologia.

I primi tre step di trattamento della Parodontite si concludono una volta raggiunto l’obiettivo di ottenimento della stabilità o del controllo parodontale,: il quarto e conseguente step è ’identificato dal programma di mantenimento (terapia di supporto), che mira a mantenere la condizione di stabilità parodontale ottenuta e a limitare la potenziale perdita di denti attraverso appuntamenti di richiamo della durata minima di 45-60 min ripetuti ad intervalli regolari (non più lunghi di 4 mesi) e modulati in funzione del profilo di rischio parodontale di ogni paziente.

E’ proprio il profilo di rischio parodontale che aiuta il professionista ad avere un inquadramento di come cambia la probabilità del paziente di avere una recidiva di perdere i propri denti: condurre una terapia di supporto efficace deve prevedere la rivalutazione della storia e della condizione clinica del paziente, fornire il supporto nei confronti del mantenimento di comportamenti consoni al controllo della patologia parodontale (istruzioni di igiene orale personalizzate, counseling sul controllo dei fattori di rischio), la rimozione professionale di placca e tartaro sopragengivale e sottogengivale laddove permangano siti profondi o attivi.

La terapia di supporto può raggiungere piena efficacia nel tempo se le terapie attive hanno conseguito il raggiungimento degli obiettivi prefissati, ossia il pieno controllo dei fattori di rischio a livello paziente e a livello locale. Oltre a ciò l’aderenza da parte del paziente alla frequenza dei richiami ha un impatto notevole sull’efficacia della terapia di supporto: purtroppo i pazienti irregolari nel seguire i richiami mostrano un rischio più alto del 26% di perdere denti rispetto a pazienti aderenti alla frequenza degli appuntamenti.

Nell’indagare sulle caratteristiche di rischio dei pazienti con rischio elevato, si è visto che i pazienti che perdevano più denti erano prevalentemente i forti fumatori e quelli che presentavano un maggior numero di siti attivi (tasche parodontali sanguinanti) durante gli appuntamenti di richiamo. Pertanto, al fine di poter ritenere efficace la terapia di supporto, in termini di mantenimento della stabilità parodontale e dei denti nel tempo, è indispensabile che sia stato raggiunto al termine della fase attiva di terapia parodontale il pieno controllo dei fattori di rischio comportamentali, sistemici e relativi all’infiammazione locale: questo obiettivo può essere perseguito nel tempo solo attraverso la continua e corretta modulazione della frequenza e della tipologia dei richiami di mantenimento sulla base del profilo di rischio parodontale del paziente.

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