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Link diabete-gengive trova ancora poco spazio dal dentista

Link diabete-gengive trova ancora poco spazio dal dentista

Sondaggio SIdP Key-Stone mostra che c'è margine per migliorare

ROMA, 22 aprile 2022, 12:28

Redazione ANSA

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Link diabete-gengive trova ancora poco spazio dal dentista - RIPRODUZIONE RISERVATA

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Link diabete-gengive trova ancora poco spazio dal dentista - RIPRODUZIONE RISERVATA

Solo la metà dei dentisti valuta rischio di diabete durante una visita, non di più sono quelli che indagano sulla familiarità di patologie gengivali e ancora meno quelli che sottopongono questionari ai propri pazienti per capirne lo stato di salute generale. Sono alcuni dei risultati di un'indagine condotta da Key-Stone e dalla Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (Sidp), che ha indagato su quanto il mondo odontoiatrico sia consapevole della diffusione di malattie correlate alla infiammazione cronica delle gengive e su quanto sia incline a dare il proprio contributo per intercettare fattori di rischio.

    A partecipare all'indagine sono stati 313 studi dentistici in cui lavorano per lo più di professionisti non appartenenti a società scientifiche (76%) e solo il 25% degli intervistati afferma di frequentare congressi scientifici, che sono importanti occasioni di confronto aggiornamento. "Negli ultimi 10 anni - spiega Mario Aimetti, past president Sidp e professore di parodontologia all'Università di Torino - è cresciuta la consapevolezza sul ruolo che la salute della bocca ha rispetto alla salute di tutto l'organismo.

Il diabete è la patologia che ha maggior livello di evidenza scientifica nella sua relazione bidirezionale con la parodontite, ovvero con l'infiammazione grave e cronica delle gengive, che porta col tempo alla caduta dei denti".


    Solo il 33% degli intervistati, però, è a conoscenza del documento pubblicato nel 2020 da SIdP, Società italiana di Diabetologia (Sid) e Associazione Medici Diabetologi (Amd), che propone algoritmi di comportamento per l'odontoiatra e il diabetologo da attuarsi quando si intercetta una delle due patologie (ma la percentuale diventa il 78% tra gli iscritti alla SIdP). Meno della metà degli intervistati afferma invece di sapere che la parodontite è un fattore in grado di influenzare l'insorgenza del diabete e che la cura della malattia parodontale contribuisce a ridurre i livelli di glicemia. E solo il 22% dei dentisti intervistati interagisce con il medico del paziente con parodontite per segnalare un rischio metabolico.

    "Le acquisizioni scientifiche - prosegue Aimetti - devono trovare più spazio nella pratica quotidiana. Bisogna impegnarsi per farle arrivare al dentista, in modo che la sua visione diventi più olistica. L'odontoiatra può essere colui che, a seconda di quello che osserva nella bocca del paziente, può consigliare una visita dal diabetologo, dal cardiologo, dal reumatologo".

    La prevenzione e l'attività di screening sono gestibili anche all'interno degli studi odontoiatrici con un colloquio approfondito, unito alla rilevazione della glicemia o della emoglobina glicata possono aiutare ad intercettare il paziente con prediabete. Ma solo il 6% degli intervistati ritiene di essere in grado di farlo. "Il dentista dovrebbe diventare un punto di riferimento per la salute del paziente, non limitandosi solo alla cura di denti e gengive. Un ruolo importante", conclude Aimetti, "lo hanno anche le società scientifiche e la stampa nel sensibilizzare su questi temi".
   

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