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Action Aid, povertà alimentare cambia la vita degli adolescenti

Rinunce e vergogna. Rapporto 'Cresciuti troppo in fretta'

Redazione ANSA ROMA

(ANSA) - ROMA, 17 OTT - "Ti è mai capitato di trovare la dispensa con poco cibo o vuota? Beh, sì però anche lì fai finta di niente… dici vabbè, aiuto io, cerco io di fare qualcosa e quindi racimoli quello che hai e dici vabbè mamma vado io al supermercato". Sono le parole di Giorgia, 14 anni, una delle 66 interviste raccolte nel rapporto "Cresciuti troppo in fretta" lanciato oggi da ActionAid. Un'indagine sulla povertà alimentare osservata dalla prospettiva degli adolescenti tra 11 e 16 anni che vivono in famiglie che si rivolgono ad enti di assistenza a Corsico e Baranzate, in provincia di Milano, e a Siena. Un fenomeno strutturale che con la pandemia ha subito un'accelerazione.
    Dal rapporto emerge che un numero crescente di adolescenti in Italia sperimenta gli effetti della povertà alimentare.
    Avere, anche da piccoli, consapevolezza delle grandi difficoltà economiche della propria famiglia, imparare a rinunciare ai cibi preferiti o troppo costosi e vedere riempirsi il frigorifero solo con i pacchi degli enti di assistenza alimentare, non praticare sport, ridurre o eliminare le uscite con gli amici e le occasioni di socialità, fino a tenere la paghetta mensile come risparmio da dare ai genitori nei momenti di crisi. Ragazze e ragazzi abituati a cavarsela che tra vergogna, delusioni, tristezza e ansia non perdono però la speranza in un futuro positivo. "Adolescenti che riconoscono - sottolinea il rapporto - quando è necessario fare delle rinunce e limitare desideri, fino a risparmiare ogni euro e mettere i propri soldi da parte per future spese. Ma in adolescenza poter uscire con gli amici o invitarli a fare merenda a casa, mangiare insieme una pizza, significa poter vivere una socialità come gli altri, non sentirsi esclusi, anche se non manca la solidarietà tra coetanei. Gli effetti psicologici rilevati della povertà alimentare sugli adolescenti sono molteplici: montagne russe di emozioni che oscillano fra tristezza, sentirsi arrabbiati, delusi e alla fine, comprensivi di quanto fanno i genitori per loro. Nonostante tutto, non hanno però perso la speranza. Alla domanda diretta su come vedano il proprio futuro, nessuno degli intervistati ha dato risposte pessimistiche". (ANSA).
   

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