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Sanità: Fiaso, aumento Fondo a 8% Pil e sblocco assunzioni

Sanità: Fiaso, aumento Fondo a 8% Pil e sblocco assunzioni

Aziende devono fare conti con rincari energia e costi personale

ROMA, 29 settembre 2022, 19:21

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

Stanziare l'8% del Pil per il Fondo sanitario nazionale e sbloccare le assunzioni del personale: è la strada indicata dalla Fiaso, la Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere, per far ripartire la sanità italiana. L'occasione per discuterne è stato il Forum Mediterraneo in Sanità, organizzato a Bari dall'AReSS Puglia e Forum Risk Management. Primo punto su cui i direttori generali delle aziende hanno trovato una generale convergenza è stata la ripartizione delle risorse. "L'Italia - ha dichiarato il presidente Fiaso, Giovanni Migliore - si è mantenuta, in termini di risorse destinate alla sanità, stabilmente al di sotto di molti altri Paesi europei. La strada che abbiamo anche indicato come Fiaso è attestare il nostro Paese su uno stanziamento dell'8% del PIL dedicato al Fondo sanitario nazionale. Si tratta di un valore superiore al 7,3% del 2021 e al 7,5% del 2020, ma che terrebbe conto di situazioni congiunturali alle quali il Servizio sanitario dovrà fare fronte, come i rincari del costo della energia, delle tante questioni ancora in sospeso, come per esempio la stabilizzazione del personale, per le quali saranno necessari ulteriori fondi oltre a quelli già stanziati".
    Migliore ha anche sottolineato che "l'investimento sulla sanità non è una voce di costo, il prodotto interno lordo di una nazione può crescere se cresce complessivamente il livello di salute dei suoi cittadini". Sbloccare le assunzioni di personale sanitario poi, secondo il presidente Fiaso, è fondamentale per dare corpo agli importanti investimenti che il Pnrr ha previsto nel settore della sanità per rendere effettivamente operativi i 381 ospedali di comunità, le 602 Centrali operative territoriali e le 1.288 Case di Comunità previste nella Missione 6 del Piano presentato dall'Italia all'Unione Europea. C'è poi una terza questione sollevata nel corso dei lavori: la responsabilità professionale dei direttori generali delle aziende sanitarie pubbliche e il loro inquadramento contrattuale che, attualmente, cambia da regione a regione.
   

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