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La libreria artistica dei dissidenti russi a Istanbul

Fuggiti dopo la guerra, 'Black Mustache' ha un grande successo

15 marzo, 15:29

(di Filippo Cicciù) (ANSAmed) - ISTANBUL, 15 MAR - "Appena atterrata in Turchia ho provato una strana sensazione, come se qui potessi davvero respirare a pieni polmoni, qualcosa che non provavo da oltre un anno, da quando è iniziata la guerra mi sento soffocata". Dasha ha 19 anni e studia letteratura in un'università di Mosca. Si trova a Istanbul in vacanza e, dopo essere rimasta colpita dai titoli esposti in vetrina, ha deciso di visitare 'Black Mustache', una libreria fondata da dissidenti fuggiti dalla Russia del presidente Vladimir Putin che ha aperto in ottobre a Kadikoy, un quartiere sulla sponda anatolica del Bosforo.

"Non posso andare in un negozio come questo a Mosca perché non ne esistono più e non ho nemmeno la possibilità di sfogliare libri scritti da autori ufficialmente definiti 'agenti politici di Paesi stranieri' o su altri argomenti come la guerra o la cultura Lgbti. Sono presenti in alcune librerie ma sigillati e segnalati. Per questo quando sono entrata in questo negozio e ho visto questa ho deciso di comprarla immediatamente".

Mostra una borsetta di tela con la scritta "Sex is good but Putin's death is better". Dice che quando tornerà a Mosca la indosserà ma sarà costretta a tenere il lato con la scritta nascosto, "non esposto, perché francamente non ho voglia di passare un paio di giorni in prigione". Oltre ad un accurata selezione di libri su design, architettura, arte, moda, cinema e fotografia, 'Black Mustache' vende anche oggetti con chiari messaggi politici, come la borsetta comprata dalla studentessa.

"Per noi è molto importante esprimere le nostre opinioni", dice Sasha, stilista 34enne di San Pietroburgo che ha fondato la libreria insieme a suo marito Oleg, già al lavoro nel mondo dell'editoria e dell'arte in Russia, dopo che la coppia è arrivata a Istanbul nelle settimane successive all'invasione.

"Il giorno dell'inizio della guerra non volevo crederci, pensavo si trattasse di uno scherzo. I miei colleghi avevano paura di dire come la pensavano e gli unici che si esprimevano dicevano che Putin aveva ragione. Chiedevo 'perché?' e non sapevano cosa rispondere. Mi sentivo male, come se mi fosse caduta addosso una pietra. Il giorno dopo stavo prendendo una lezione di guida e l'istruttore mi ha chiesto perché sembrassi così nervosa. 'A causa della guerra', ho risposto e lui mi ha detto 'non ti preoccupare, tra 10 giorni prenderemo il controllo dell'Ucraina'. I russi ordinari sono così, ripetono soltanto quello che sentono alla tv, non vogliono pensare davvero a quello che sta accadendo".

La decisione di partire è arrivata poco dopo, quando Dmitrij Medvedev - ex premier e capo di Stato, ora vice presidente del Consiglio di sicurezza della Federazione - ha detto che l'esclusione della Russia dal Consiglio d'Europa, a causa della guerra, sarebbe potuta diventare un'opportunità per togliere la moratoria sulla pena di morte. "In quel momento abbiamo capito che dovevamo andarcene, se fossimo restati avremmo manifestato e saremmo finiti in prigione. Nostra figlia di 11 anni sarebbe rimasta con i miei genitori che si bevono tutta la propaganda.

Dopo la partenza ho provato a parlare con loro ma non siamo riusciti, ora non ci provo nemmeno più perché non rispondono", dice Sasha mentre accoglie una donna italiana che cerca libri sulla mitologia. In pochi mesi di attività, 'Black Mustache' è diventato un punto di riferimento per l'editoria a Istanbul, vende libri in russo, turco e inglese e la clientela è formata da non solo da turchi o russi ma anche da molti stranieri che vivono o passano per la città sul Bosforo. "Da una parte vivi la tua vita di tutti i giorni, segui le tue lezioni all'università ma allo stesso tempo hai la sensazione che il mondo attorno si stia sgretolando e da un momento all'altro tutto possa scomparire", dice Maria, un'altra studentessa universitaria russa in vacanza a Istanbul che ha deciso di visitare 'Black Mustache' dopo averne sentito parlare da membri della comunità dei russi che hanno lasciato il loro Paese e si sono rifugiati in Turchia. (ANSAmed).

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