Solo il 44,2% del territorio italiano
è coperto dalla connessione alla rete Gigabit, con un forte
ritardo rispetto alla media europea, che si attesta al 70,2%. E
l'Italia è 18 esima nella UE sul digitale con le maggiori
criticità riguardano le competenze e la pubblica
amministrazione. In questo contesto, i 9,7 miliardi di
investimenti per la digitalizzazione vanno indirizzati bene, ma
"PA e imprese sono disallineate". Sono questi aspetti al cuore
del Position paper di Asvis "Le infrastrutture sostenibili e
l'Agenda Onu 2030" presentato al Festival dello sviluppo
sostenibile.
Gli investimenti sulle infrastrutture, comprese quelle
digitali, secondo l'Alleanza italiana per lo sviluppo
sostenibile, "devono essere concepite come acceleratori della
transizione ecologica, permettere di aumentare la resilienza dei
territori di fronte ai cambiamenti climatici e garantire
l'inclusione delle persone". "Senza tecnologia e innovazione non
vi sarà sviluppo infrastrutturale e industrializzazione e senza
sviluppo infrastrutturale e industrializzazione non vi sarà
sviluppo sostenibile", dichiarano Cesare Avenia e Antonio
Sfameli dell'Asvis chiedendo di accelerare la messa in opera
delle infrastrutture.
"Spero che non si torni indietro sullo sviluppo sostenibile",
afferma il ministro delle Infrastrutture e delle Mobilità
Sostenibili, Enrico Giovannini. "Il principio del 'do no
significant harm' è alla base per utilizzare i fondi europei.
Non è stato facile - dice - rispettarlo, ma abbiamo sfruttato
l'occasione per utilizzare un approccio sistemico durante la
legislatura. Abbiamo per esempio integrato ai progetti di
fattibilità tecnico-economica una relazione di sostenibilità. La
stazione appaltante che deve decidere come fare un opera
pubblica e un bando di gara deve oggi indicare quale sarà
l'impatto ambientale, ma anche sociale".
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