L'impronta ecologica dell'Italia è
"enorme", pari a 5,3 volte le risorse generate del territorio
nazionale e serve più coraggio sul clima: trasformare i sussidi
ambientalmente dannosi in un'opportunità per cambiare passo.
Sono due dei punti centrali nell'analisi del Quaderno ASviS 'La
transizione ecologica giusta' che sprona a una "rivoluzione
culturale per rendere dominante e desiderabile lo sviluppo
sostenibile, senza lasciare indietro nessuno, come indica
l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite" accelerando verso una
transizione ecologica che sia giusta.
"Gli effetti sempre più dirompenti delle devastazioni
ambientali e dei cambiamenti climatici, insieme alla crisi
energetica, agli squilibri economico-finanziari e all'aumento
delle disuguaglianze, particolarmente evidenti in Italia, ci
confermano che gli allarmi lanciati dagli scienziati già 50 anni
erano fondati", afferma il presidente dell'Alleanza italiana per
lo sviluppo sostenibile, Pierluigi Stefanini, all'evento "La
transizione ecologica: sfide e opportunità in Italia e nel
mondo".
"Sappiamo di dover cambiare passo," continua Stefanini, di
avere poco tempo e di dover usare al meglio le nostre
conoscenze, la scienza, la creatività. Quello che ci manca
ancora è il coraggio, la volontà politica, la capacità di
rendere socialmente appetibile e culturalmente dominante la
transizione ecologica".
"La nostra impronta ecologica è enorme - osserva la presidente
dell'Asvis Marcella Mallen - per invertire questa tendenza
insostenibile bisogna potenziare ulteriormente l'economia
circolare e ridurre la dipendenza dalle materie prime e il
consumo di suolo". "La transizione ecologica - continua Mallen -
per poter essere attuata, per definizione deve essere 'giusta' e
deve passare da una trasformazione culturale, mobilitando quella
massa critica necessaria ad accelerare un cambiamento del nostro
modo di abitare la Terra".
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