L'industria chimica destina il 2%
del proprio fatturato in salute, sicurezze e ambiente. E' quanto
emerge dal 28/o rapporto 'Responsible Care' di Federchimica
presentato oggi alla fiera Ecomondo di Rimini. In primo piano il
calo degli infortuni, che risulta essere "inferiore del 41%
rispetto alla media manifatturiera". Dal 2010 - si legge sul
rapporto - a parità di ore lavorate sono diminuiti del 40% e
mostrano un ulteriore calo di quasi il 12% rispetto al 2019.
"Questi risultati - ha commentato il presidente di Federchimica
Paolo Lamberti - sono frutto di un ingente impegno economico
delle nostre imprese, che investono per sicurezza, salute e
ambiente mediamente oltre il 2% del fatturato annuo, pari circa
a un quarto degli investimenti totali".
Le aziende chimiche hanno anche migliorato la loro efficienza
energetica del 60% rispetto al 1990 a parità di produzione. Un
risultato che Federchimica definisce "rilevante e ben superiore
all'obiettivo fissato dall'Ue del 32,5% entro il 2030".
Ridotto del 44% il consumo di acqua e del 56% quello di
acqua dolce, mentre la produzione di rifiuti è scesa del 3,4% in
un anno. Per la chimica ormai il riciclo è la prima modalità di
trattamento ed equivale a quasi il 30% del totale.
"Già 30 anni fa - ha spiegato Lamberti - la chimica in Italia
si faceva promotrice di un nuovo modo di fare impresa, con
sistemi di governance basati anche sugli aspetti
socio-ambientali". "Anche nel difficile scenario in cui ci
troviamo a operare - ha aggiunto - perseguire lo sviluppo
sostenibile è prioritario. La transizione ecologica è un
cambiamento fondamentale sotto il profilo sia ambientale, sia
economico, purché non si perda di vista il rapporto tra costi
industriali, benefici della collettività e tempi necessari per
la sua piena e concreta attuazione". "I risultati in continuo
miglioramento - ha concluso Lamberti - dimostrano che
affrontiamo i temi ambientali con serietà e concretezza, andando
oltre gli slogan semplicistici e i falsi miti".
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