(di Elisabetta Stefanelli)
JONATHAN GOTTSCHALL, 'IL LATO OSCURO
DELLE STORIE' (Bollati Boringhieri, PP. 261, Euro 24,00).
''La domanda più urgente che dobbiamo porci ora non è la
retorica : ''Come possiamo cambiare il mondo attraverso le
storie?'' , ma ''Come possiamo salvare il mondo dalle storie?''.
Lo scrive Jonathan Gottschall in uno dei libri più affascinanti
letti negli ultimi anni, ''Il lato oscuro delle storie'', ovvero
''come lo storytelling cementa le società e talvolta le
distrugge''. Ha raccontato Gottschall - in un'intervista al
Domani di Daniele Rielli che mi sarebbe tanto piaciuto scrivere
- che gli venne in mente questo libro ''dopo aver partecipato ad
una veglia funebre nell'autunno del 2018 a Pittsburg''. Decise
di farlo perchè un suo concittadino ''era caduto dentro un
vortice di informazioni complottiste'', ovviamente false, che lo
avevano portato a compiere una strage: ''ha ucciso 11 persone e
lo ha fatto perchè viveva dentro una storia vecchia e molto
stupida sulla malvagità degli ebrei''. Ma poi una volta deciso
di scrivere un libro ''sull'oscuro potere delle storie di
plasmare le nostre menti in modi di cui non sempre siamo in
grado di renderci conto'', si è perso in una ricerca troppo
vasta che spaziava in ''duemila e quattrocento anni di studi su
Repubblica di Platone, gli orrori della tratta atlantica degli
schiavi, i bizzarri attacchi di panico collettivi per il
lavaggio del cervello alla metà del secolo scorso, l'esilarante
ascesa di QAnon e del terrapiattismo, l'epidemia delle
sparatorie di massa, profonde immersioni nei processi artistici
di alcuni dei migliori (e peggiori) scrittori del mondo, lo
sviluppo della realtà virtuale, la polarizzazione della società
americana lungo linee narrative estremamente demarcate, insieme
a risme di ricerche su come i nostri cervelli modellano le
storie e al tempo stesso ne sono modellati''. L'autore al tema
aveva già dedicato ''L'istinto di narrare. Come le storie ci
hanno reso umani (2014 e 2018), ma il clima pandemico ovviamente
ha segnato il suo sguardo ottimistico sul potere del racconto
che è consunstanziale all'essere umano, ne è stessa sostanza. In
una chiamata avventurosa Gottshall chiede di fare ognuno la
nostra parte per discernere il bene dal male, esercizio
quotidiano nel caos magmatico dell'infosfera in cui siamo
inesorabilmente immersi. Per non rimanere vittime del potere
negativo dell'immaginario che noi stessi siamo capaci di creare.
Un immaginario che prima univa ed ora divide in un mondo della
post-verità che è denso di certezze granitiche e in cui la
violenza è così alta che non esiste più. Una prospettiva
spaventosa, scrive Gotthall, di nuovo Medioevo.
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