(ANSA) - ROMA, 03 AGO - Nel nostro Paese più del 40% dei
commercialisti pratica la professione in forma aggregata e negli
ultimi 5 anni le Società tra professionisti (Stp) sono cresciute
del 137,2% (27,4% all'anno). Se, dunque, affiora un deciso
'sprint' verso l'aggregazione nella categoria, mancano, però,
modelli adeguati di organizzazione. Lo si legge in un ricerca
della Fondazione nazionale dei professionisti, che presenta i
dati e le analisi di alcune indagini statistiche svolte tra il
2018 e il 2021. Le aggregazioni, si legge, "sono mediamente
molto piccole e i commercialisti che esercitano la professione
in una Stp sono meno del 3% del totale degli iscritti, mentre
solo il 20% esercita in uno studio associato. Tra le forme di
aggregazione, hanno un certo peso gli studi condivisi e i
commercialisti che esercitano in studi aggregati ma nella forma
di collaboratore di studio. Nel caso degli studi associati, il
numero dei soci non supera le 2,5 unità", viene spiegato. Lo
studio evidenzia come, "accanto agli studi professionali che
svolgono in prevalenza assistenza contabile e fiscale, che
secondo l'indagine non superano il 31% del totale, esiste una
significativa quota di studi, pari a quasi il 57%, che svolge
contestualmente anche un'attività specialistica, e una quota
importante, pari al 12%, di studi che dipende poco o per niente
dall'assistenza contabile e fiscale e svolge prevalentemente
attività specialistiche". Per il presidente del Consiglio
nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio ciò "dimostra che
il commercialista che svolge solo adempimenti contabili e
fiscali in realtà non esiste. I dati mostrano chiaramente come a
quelle contabili e fiscali, i commercialisti affianchino ormai
da tempo anche altre competenze, con una spiccata tendenza alla
specializzazione", chiosa. (ANSA).