(ANSA) - PERUGIA, 30 SET - Le valutazioni "Buono (=7)" e
"Ottimo (=9)" che superano il 90%; le valutazioni insufficienti,
dove ci sono, che non superano mai l'1%; oltre il 95% degli
utenti dice che la sua conoscenza è migliorata dopo i seminari
(tra questi, quelli che pensano che sia mediamente o decisamente
migliorata rappresentano l'85%); il 96% degli utenti, in tutti i
seminari, che afferma come la formazione a distanza sia una
soluzione valida anche dopo la fine dell'emergenza Covid. Sono
alcuni dei risultati in Umbria del programma "Sostenibilità
ambientale", avviato da Unioncamere nel 2021 per promuovere
crescita e posizionamento del Sistema Camerale in materia
ambientale con servizi innovativi per lo sviluppo di un mercato
circolare, presentati nel webinar "Sostenibilità ambientale - Le
buone pratiche delle imprese umbre".
Un webinar che ha suscitato vasto interesse e che è stato
caratterizzato da una robusta partecipazione, con al centro le
23 aziende della regione selezionate - in realtà le pratiche di
economia circolare selezionate nella regione sono state 25, ma
due aziende sono afferenti a uno stesso Gruppo - che rappresenta
un numero tra i più elevati d'Italia, in proporzione alla
densità imprenditoriale (a livello nazionale sono state 497 le
aziende selezionate). Imprese che hanno aderito con le proprie
buone pratiche al Progetto per favorire la transizione ecologica
del tessuto imprenditoriale, partendo da quanto finora è stato
realizzato dalle aziende della regione nell'ambito dell'economia
circolare, dalle strategie "verdi" adottate. L'obiettivo è di
giungere ad una raccolta di best practice, ossia esperienze
aziendali che applicano, anche in una singola procedura, un
metodo coerente con i principi di circolarità come ad esempio la
scelta di specifiche materie prime, efficienza dei processi
produttivi e riciclo.
Un progetto nato e portato avanti grazie al protocollo d'intesa
firmato da Camera di commercio dell'Umbria, Regione Umbria, Arpa
e le Associazioni di categoria umbre Confindustria, Cna,
Confagricoltura, Confcommercio per dare appunto attuazione al
programma nazionale "Sostenibilità ambientale".
Aprendo e concludendo i lavori del webinar, il segretario
generale della Camera di Commercio dell'Umbria, Federico Sisti,
ha parlato di "uno straordinario successo a cui dare continuità,
perché quello dell'economia circolare, pilastro della
transizione ecologica delle imprese, è un tema cruciale, una
sfida alta dell'innovazione non solo sul piano ambientale, ma
anche su quello sociale, del posizionamento competitivo e della
resilienza delle nostre imprese. Un tema su cui occorre
coinvolgere tutte le imprese, individuando strategie e incentivi
benchmark, facendo tutti gli sforzi possibili perché partecipi
da protagonista anche la vasta platea delle piccole e micro
imprese, non solo le medie e le grandi. I segnali che giungono
da risultati di questo consuntivo del Progetto sono eccellenti e
stimolanti per guardare ancora più avanti". Sulla stessa linea
gli interventi dei rappresentanti degli Enti e delle
Associazioni di categoria dell'Umbria firmatari del "Patto degli
Otto".
A presentare i risultati del coinvolgimento delle imprese umbre
nel Progetto è stata Manuela Medoro di Ecocerved, che ha messo
in evidenza come, tra le 25 'pratiche di economia circolare'
selezionate in Umbria, 8 riguardino il settore Manifatturiero,
7 quello Agroalimentare, 4 i Servizi e 3 la Gestione dei
rifiuti. Il modello predominante tra le buone pratiche
intercettate in Umbria riguarda l'impiego di residui
(sottoprodotti/rifiuti) a monte, per affiancare o sostituire le
materie prime vergini nei processi produttivi delle aziende (15
casi sulle 25 pratiche di economia circolare selezionate),
mentre le attività volte a ridurre i rifiuti prodotti a valle si
riscontrano in 7 pratiche. In 3 pratiche si fa riferimento alla
condivisione di conoscenze/strumenti attraverso la
digitalizzazione e la modernizzazione tecnologica delle
attività. Nelle buone pratiche raccolte nella regione vengono
segnalate dagli imprenditori criticità economiche (5 pratiche su
25), ad esempio investimenti iniziali alti e mancanza di risorse
a cui attingere come incentivi o finanziamenti; normative (4),
come classificazione sottoprodotti e armonizzazione europea;
infrastrutturali (3) per quanto riguarda in particolare
circolarità/sostenibilità; tecniche (3), ad esempio la quantità
disponibili di materiali secondari da valorizzare;
comportamentali (3) a livello di azienda/consumatori. (ANSA).