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Tullio Crali, futurista per sempre

Tullio Crali, futurista per sempre

A Monfalcone l'omaggio a uno dei maestri dell'aeropittura

ROMA, 20 luglio 2022, 18:23

di Luciano Fioramonti

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Tullio Crali, futurista per sempre - RIPRODUZIONE RISERVATA

Tullio Crali, futurista per sempre - RIPRODUZIONE RISERVATA
Tullio Crali, futurista per sempre - RIPRODUZIONE RISERVATA

MONFALCONE - Tullio Crali, il futurista irriducibile, avrebbe voluto proprio così una mostra antologica delle sue opere. Fu lo stesso maestro dell' aeropittura a indicare la scelta dei dipinti, anche quelli di grandi dimensioni, che hanno segnato il suo percorso artistico. A rendergli omaggio in questo modo fino al 25 settembre è la Galleria Comunale d' Arte Contemporanea di Monfalcone, che già nel 2019 aveva dedicato una rassegna al pittore conosciuto dal grande pubblico soprattutto per ''Incuneandosi nell' abitato'', l' immagine vertiginosa del pilota visto dall' interno della carlinga in picchiata verso gli edifici di una città. Le ottantasei opere - tra dipinti, sculture, disegni d' architettura e sperimentazioni polimateriche realizzate all' inizio degli anni Trenta - selezionate per 'Crali aeropittore, sempre futurista' dal curatore Marino De Grassi, provengono da collezioni pubbliche e private e, soprattutto, dalle eredi dell' artista, tornate solo recentemente a disporre del corpus di dipinti che Crali donò al Mart, il Museo d' arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, e rimasti nei depositi per anni a causa di una vertenza giudiziaria sul mancato rispetto degli accordi.
    Tra i capolavori ci sono, appunto, la versione più grande di "Incuneandosi nell' abitato. In tuffo sulla città", del 1939, esposto l' anno successivo con grande successo alla personale di Crali alla Biennale di Venezia, e "Le Frecce Tricolori", 1987, del maestro ormai anziano. Il racconto della mostra, dunque, è una sorta di chiusura del cerchio dell' artista rimasto futurista tutta la vita, fedele alla linea indicata da Filippo Tommaso Marinetti dall' esordio nel 1927 fino agli ultimi lavori degli anni Novanta, come l' ''Omaggio a Boccioni'' del 1995. Un filo che si dipana sul doppio binario dell' adesione al Movimento e della virata aeropittorica a metà degli anni trenta.
    Tullio Crali (Igalo, 1910 - Milano 2000) nella storia dell' Avanguardia artistica occupa un posto particolare. A testimoniarne il valore c' è anche la scelta del suo ''Prima che si apra il paracadute', del 1939, per il manifesto e la copertina del Catalogo della più grande mostra internazionale sul Futurismo organizzata nel 2014 al Guggenheim di New York (il quadro a Monfalcone stavolta manca all' appello ma venne esposto a tre anni fa). Più recentemente il Museo Guggenheim di Bilbao ha chiesto in prestito ai familiari dell' artista il dipinto ''Le forze della Curva'' del 1930 e un suo studio per esporla e farne una delle immagini della mostra 'Motion. Autos, Art, Architecture', curata da Norman Foster, in corso fino al 18 settembre 2022. Nel 1986, parlando di Festa Tricolore, un olio su tela di due metri di altezza che aprì il ciclo dedicato alle Frecce Tricolori, Crali lo definì ''un grande quadro di aeropittura, uno dei più bei quadri del futurismo italiano. E' la prima volta che lodo un mio quadro. Quando lo guardo mi chiedo: Accidenti l'ho fatto proprio io? Devo dire che se il quadro è riuscito è anche perché il soggetto è meraviglioso''.
    In quell' occasione ricordò l' emozione e l' entusiamo provati tanti anni prima davanti ''allo spettacolo d'aeroplani in gara con i fulmini e con gli uragani''. A fare la differenza del nuovo punto di vista del mondo trasferito sulla tela, spiegò, erano due componenti del volo, la velocità e la sospensione.
    ''La prospettiva è come diventasse liquida, si sposta, si contrae, si allarga, scompare… Ogni cosa cambia continuamente le sue dimensioni e il suo aspetto, nulla è fermo nello spazio, vi è solo un'apparente immobilità all'orizzonte mentre in primo piano le cose si scaraventano su di noi con una furia che sulla Terra non esiste". Crali, dunque, futurista per sempre. Dopo la morte di Marinetti, la moglie Benedetta Cappa nel 1950 riunì tutti i superstiti per dichiarare chiusa quell' esperienza artistica invitandoli a conservarne la memoria. ''Noi ti capiamo - fu, in pratica, la replica del pittore - ma non puoi pretendere di farci vivere nel passato''. 
   

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