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Ucraina: Ismea, agricoltori e imprese in balia dei costi top

Ultimo aggiornamento dell'impatto sull'agroalimentare

Redazione ANSA ROMA

Affrontano le semine primaverili nell'incertezza del prezzo futuro, ma con la certezza di dover affrontare spese rilevanti per le operazioni colturali, concimazioni in primo luogo. E' questa la situazione in cui si trovano oggi gli agricoltori italiani, mentre dall'altro lato le imprese di trasformazione sono costretti a rifare completamente i budget avendo a che fare con prezzi di acquisto delle materie prime dell'ordine del 100-130% superiori al 2020, oltre all'incremento generalizzato delle bollette energetiche.  E' il quadro che emerge dall'ultimo aggiornamento Ismea sull'impatto del conflitto tra Russia e Ucraina che l'istituto sta monitorando sin dalle prime avvisaglie di escalation al confine ucraino.

L'aumento dei prezzi di quasi tutte le materie prime agricole e non e dei costi energetici, infatti, sta progressivamente erodendo la redditività dell'attività economica con il settore agroalimentare che non riesce più a redistribuire gli aumenti lungo la filiera produttiva.

Uno studio dove è stato chiarito il ruolo di Russia e Ucraina nell'ambito del settore, con particolare riferimento all'esposizione dell'Italia per l'approvvigionamento di alcuni prodotti.

A oggi, il settore più colpito per l'Italia è quello dell'alimentazione animale e solo in parte quello per l'alimentazione umana. I fabbisogni nazionali soddisfatti con prodotto proveniente dalla Russia, evidenzia Ismea, sono rilevanti solamente per i panelli di estrazione di girasole (il 28% in volume dell'import totale nel 2021), mentre quelle di frumento tenero e frumento duro sono molto limitate, pari a circa il 3% ciascuna del totale. L'Ucraina, invece, è il secondo fornitore di mais dell'Italia, soddisfacendo nel 2021 il 15% in volume delle richieste all'estero, ma è anche il terzo mercato di origine di panelli di estrazione di girasole (il 20% in volume del totale nel 2021).

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