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Il cibo del pellegrino, tra bisaccia monasteri e le osterie

Il cibo del pellegrino, tra bisaccia monasteri e le osterie

Viaggio enogastronomico di Luigi Jovino lungo la via Francigena

ROMA, 24 maggio 2022, 22:20

Redazione ANSA

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Il cibo del pellegrino, tra bisaccia monasteri e le osterie - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il cibo del pellegrino, tra bisaccia monasteri e le osterie - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il cibo del pellegrino, tra bisaccia monasteri e le osterie - RIPRODUZIONE RISERVATA

"IL CIBO DEL PELLEGRINO - La bisaccia, i monasteri e le osterie.
Viaggio enogastronomico nel tempo lungo la Via Francigena" di Luigi Jovino G E Edizioni.

Passo dopo passo, nutrire il corpo dandogli sostentamento per colvitare l'anima. Nel libro di Luigi Jovino, giornalista dei Castelli Romani e storica firma de Il Messaggero, viene tracciato un ideale percorso enogastronomico nel tempo, a partire dal primo Medioevo e fino ai giorni nostri, compiuto dai pellegrini lungo la via Francigena. In questo tragitto di oltre tremila chilometri, che si snoda dalla cattedrale di Canterbury fino a Roma ed a Santa Maria di Leuca, i pellegrini si approvvigionavano in tre modi: con una bisaccia in cui portavano poche cose, con le offerte donate dai monasteri e con i cibi di locande ed osterie. Molti viandanti si nutrivano con erbe, castagne, noci, verdure e funghi raccolti durante il percorso, che poteva durare anche alcuni anni. Nelle zone costiere i mitili e la pesca fornivano utili e gustose alternative nutritive e caloriche.

Nelle bisacce, che rappresentavano un simbolo per i pellegrini, erano contenute poche ed indispensabili cose come ad esempio: borracce di acqua e di olio, pane raffermo, rape, uova, pezzi di formaggio indurito, cipolla e poco altro. I più fortunati portavano nella bisaccia sempre aperta e tesa come una mano mendicante, strisce di carne secca e trattata con erbe e spezie.

I pellegrini, trovavano sicura assistenza nei monasteri, dove era obbligatorio fornire ad ogni viandante un pasto caldo ed un giaciglio per dormire. L'ospitalità era sacra ed i pellegrini erano perfino dispensati dall'attenersi i rigidi menu prescritti ai religiosi dei monasteri. Nel libro di Jovino sono raccolte antiche ricette usate nei monasteri e nelle vecchie osterie che erano soprattutto a base di verdure, di pollame e di pesci di acqua dolce.

Proprio nei monasteri sono nate pietanze prelibate come la mozzarella, la tiella di Gaeta e tantissimi dolci. Il libro "Il cibo del pellegrino", raccoglie anche il percorso in dodici tappe del tratto laziale della via Francigena.

Inoltre, ci sono delle schede per ogni monastero, abbazia e cattedrale che si incontra a partire da Castelforte fino a Roma.

A conclusione di questa opera c'è un interessante studio effettuato da specialisti sul tema dell'Orto del Pellegrino che tratta delle erbe utilizzate dai viandanti per curarsi e nutrirsi. 

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