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I bioaccumulatori

I bioaccumulatori

di Iacopo Brunialti, 10 anni, di Roma

30 aprile 2014, 18:38

Redazione ANSA

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Sezione di tessuto di mollusco vista al microscopio ottico (fonte: Marco Girasole) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Sezione di tessuto di mollusco vista al microscopio ottico (fonte: Marco Girasole) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Sezione di tessuto di mollusco vista al microscopio ottico (fonte: Marco Girasole) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un problema oggi molto discusso è quello dell’inquinamento del nostro pianeta. In particolare l’inquinamento delle acque del mare è spesso trascurato, dato che l’uomo vive sulla terra. Alcuni studiosi stanno cercando di misurare l’inquinamento del mare e di trovare un modo per fermarlo. Presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) alcuni ricercatori, tra cui Marco Girasole, stanno sperimentando un sistema per misurare l’inquinamento marino attraverso i molluschi.

Questi piccoli animali sono bioaccumulatori cioè accumulano le sostanze inquinanti senza eliminarle. Essi non hanno quasi per niente conseguenze dell’inquinamento e possono quindi essere usati per misurare il grado di inquinamento dell’acqua. Attraverso l’osservazione dei loro organi interni e poi il confronto con altri molluschi che vivono in acque non inquinate si può calcolare l’inquinamento di una data zona.

Anche se per il mollusco vi sono pochi effetti negativi, per l’uomo che li mangia ci possono essere. Infatti chi si nutre di molluschi di una zona inquinata potrebbero avere delle conseguenze che portano a danneggiare il corpo e addirittura a farlo ammalare di malattie più o meno gravi a seconda della quantità di inquinamento assorbito dal mollusco.

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