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Lusso

Da Napoli all'Oriente, le sfide sulla via del corallo

Made in Italy De Simone tra sostenibilità e guerre commerciali

Bracciali in corallo, manifattura napoletana, XIX secolo. Collezione Antonino De Simone © Ansa
  • di Mila Onder
  • ROMA
  • 02 ottobre 2022
  • 19:04

Via della seta, via delle spezie, ma anche via del corallo. A globalizzare il mondo, quando la globalizzazione era ancora un concetto sconosciuto, è stata per secoli anche la gemma rossa del Mediterraneo, un unicum assoluto, utilizzato come merce di scambio nei rapporti tra Europa e Asia. Il corallium rubrum, citato da Marco Polo nei diari dei suoi viaggi verso l'Oriente, si ritrova ovunque dal Paleolitico all'Ottocento, fino ai nostri giorni: negli ornamenti indiani, negli amuleti del Nepal, negli strumenti tibetani, negli elmi mongoli, nei coltelli medievali, nei copricapi ottomani come in quelli ebraici. L'oreficeria, con orecchini, collane, bracciali e pendenti, è infatti solo una delle mille possibilità offerte dal colore e dalla forma uniche del materiale corallino. E la collezione raccolta nel Museo allestito dalla Antonino De Simone nella sua storica sede di Torre del Greco ne è la prova. L'azienda nata nel 1830, oggi guidata con determinazione da Gioia De Simone dopo quasi due secoli di storia, custodisce un vero e proprio tesoro. Nel Museo sono esposti gli oggetti antichi selezionati in tutto il mondo dal padre di Gioia, ma l'impresa napoletana è anche la depositaria di un mestiere e di un'arte che, nonostante i profondi mutamenti del mercato, continuano a dare i loro frutti. Le difficoltà non mancano, non solo per le recenti restrizioni dovute al Covid o per l'impatto, in questo settore non troppo sentito, della guerra tra Russia e Ucraina. A cambiare nel tempo sono state la mentalità e il gusto dei compratori, sono state le regole, sempre più ferree, imposte dal necessario rispetto dell'ambiente e della vita del corallo, ma sono stati soprattutto i rapporti commerciali tra Paesi. Proprio l'Asia, per secoli sbocco naturale della gemma, ha infatti chiuso le sue porte, spiega De Simone. La stretta cinese su Hong Kong ha paralizzato quella che fino a pochissimi anni fa era "una piazza eccezionale per i prodotti semilavorati e finiti, dove confluivano tutti i compratori internazionali, ma anche una testa di ponte per la Cina, altrimenti inaccessibile".
    Discorso simile per Taiwan, mercato non solo per il corallo del Mediterraneo ma soprattutto per quello autoctono, intorno al quale sono nati centri di lavorazione locale. La storia è curiosa. "Alla fine dell'Ottocento, - sottolinea l'imprenditrice - la scoperta del nuovo corallo del Pacifico ha attratto in Giappone e nella stessa Taiwan i torresi che hanno esportato lì la loro attività". Si sono create così una sorta di 'colonie' di abitanti di Torre del greco, chiamati non a caso anche 'corallini'. Oggi le fiere di Hong Kong e Taiwan sono state sostituite dalle quelle di Shanghai e Singapore, ma l'impatto di queste realtà è minimo rispetto alle precedenti. Le alternative però ci sono e si trovano in patria, a Vicenza, o in America, mercato con grandi potenzialità. Le spinte all'export però passano per la tutela della sostenibilità della risorsa. La recente legge Italiana del 2019 segue le raccomandazioni vincolanti della Fao che, spiega ancora De Simone, hanno finalmente regolamentato la pesca del Corallium rubrum in tutto il Mediterraneo, effettuabile solo in certi momenti dell'anno, imponendo la rotazione dei banchi di pesca, la dimensione minima della base dei rami, e definendo la profondità, non più bassa dei 50 metri. La strumentazione a disposizione del pescatore subacqueo consiste peraltro solo nell'utilizzo della piccozza. "La richiesta del prodotto c'è ed il cliente finale oggi può sentirsi sicuro di un acquisto consapevole di un prodotto tutelato in natura dalle leggi; al contrario le limitazioni al commercio del nostro prodotto - evidenzia quindi la titolare dell'azienda - a volte inconcepibili, barocche e frutto di guerre commerciali tra i Paesi coinvolti, non hanno niente a che vedere con la tutela della natura". La Antonino De Simone comunque va avanti, nella tradizione e nell'innovazione. Con il lavoro artigianale e con le macchine CNC che permettono ora di tagliare con altissima precisione il corallo per i grandi marchi della gioielleria internazionale '.
    A lavorare in azienda sono in 25, molti provengono dall'Istituto d'arte di Torre del Greco, con cui la Antonino De Simone porta avanti progetti di collaborazione e di alternanza scuola-lavoro.

  • di Mila Onder
  • ROMA
  • 02 ottobre 2022
  • 19:04

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