La Dengue può provocare una nuova pandemia?
No, per le sue caratteristiche ad oggi il virus non rappresenta una minaccia di tipo pandemico

Redazione ANSA
23 aprile 2024 - 15:30
Dengue © Ansa

Cosa verifichiamo

L’aumento globale di casi di Dengue ha fatto crescere l’attenzione nei confronti di una malattia di cui fino a qualche tempo in Europa si parlava solo con riferimento a viaggi in luoghi esotici. Era infatti diffusa nelle aree tropicali e subtropicali di Africa, Sudest asiatico e Cina, India, Medioriente, America latina, Australia e di varie zone del Pacifico, dove ogni anno provocava circa 20mila morti. Inoltre un recente rapporto dell'European Climate Risk Assessment (Eucra), ha evidenziato come, guardando al futuro, il rischio di contagio possa aumentare a causa del cambiamento climatico. La Dengue, quindi, può provocare una nuova pandemia?

Analisi

Il virus dengue (Denv) è uno dei membri del genere Orthoflavivirus, appartenente alla famiglia Flaviviridae e si trasmette all'uomo, che rappresenta l’ospite principale, attraverso la puntura di zanzare infette del genere Aedes, principalmente l’Aedes aegypti e l’Aedes albopictus (la zanzara tigre). Sono noti 4 sierotipi distinti ed è possibile infettarsi più volte con sierotipi diversi. La successiva reinfezione con un sierotipo diverso espone al rischio di sviluppare una malattia grave ad esito potenzialmente fatale. Normalmente la malattia dà luogo a febbre nell’arco di 5-6 giorni dalla puntura di zanzara, con temperature anche molto elevate. La febbre è accompagnata da mal di testa acuti, dolori attorno e dietro agli occhi, forti dolori muscolari e alle articolazioni, nausea e vomito, irritazioni della pelle che possono apparire sulla maggior parte del corpo dopo 3-4 giorni dall’insorgenza della febbre. I sintomi tipici sono spesso assenti nei bambini. La diagnosi è normalmente effettuata in base ai sintomi, ma può essere più accurata con la ricerca del virus o di anticorpi specifici in campioni di sangue.

Nel 2023 sono stati riportati più di 6 milioni casi e più di 6000 morti per Dengue in 92 paesi/territori in tutto il mondo. Le Americhe risultano essere le più colpite, con importanti epidemie dovute alla circolazione di tutti e 4 i sierotipi. Anche nel 2024, in particolare in Brasile e Argentina, sono documentate decine di migliaia di infezioni. Questo ha portato le autorità italiane ad alzare il livello di vigilanza in porti e aeroporti. Secondo l’ultimo aggiornamento emesso dall’Istituto superiore di sanità in Italia dal primo gennaio all’8 aprile 2024, al sistema di sorveglianza nazionale delle arbovirosi risultano 117 casi confermati di Dengue, tutti associati a viaggi all'estero e nessun decesso.

Lo scorso anno sono stati documentati contemporaneamente diversi episodi di trasmissione autoctona in tre paesi membri dell’Ue con oltre 100 casi segnalati di infezione umana: in Italia (82 casi in almeno 4 cluster), in Francia (43 casi in 8 cluster) e in Spagna (3 casi). In generale nell’Europa continentale (escludendo territori in zone endemiche per Dengue), i primi casi di Dengue autoctoni, non associati a viaggi in paesi endemici, sono stati rilevati a partire dal 2010 in Croazia e Francia.

Nel 2024 il Brasile ha superato la soglia dei 3 milioni di casi, quasi il doppio del numero registrato nell'intero 2023.

Sebbene il numero di contagi registrati in Italia nel 2023 e quelli attualmente individuati in Sudamerica, abbiano raggiunto valori record, per le sue caratteristiche questa malattia non rappresenta ad oggi una minaccia di tipo pandemico.

La Dengue è infatti provocata da quattro virus molto simili tra loro, che appartengono alla famiglia degli Arbovirus (arthropode-borne virus), cioè dei virus che possono essere trasmessi da persona a persona solo tramite un artropode, nel caso specifico una zanzara. Il vettore tradizionale nell’emisfero occidentale, Aedes aegypti, è lo stesso che trasporta i virus della febbre gialla, di Zika e Chikungunya. Questa specie di zanzara non resiste ai nostri inverni, mentre i casi autoctoni di Dengue dipendono da Aedes albopticus, anche detta zanzara tigre, che ha colonizzato da decenni molte aree temperate, tra cui l’Italia. I contagi, infatti, non possono avvenire direttamente tra gli individui, ma richiedono che una zanzara adatta a quel particolare virus (che per la Dengue in Italia è appunto la zanzara tigre, e non quella più comune, del genere Culex) punga una persona infetta – con o senza sintomi – e poi un’altra, a cui inietta il virus.

Dal momento che la trasmissione dipende dalla presenza delle zanzare, è improbabile che uno di questi virus si possa diffondere con la facilità di un agente infettivo che passa per via aerea. Interrompere la catena in questo caso è più facile, soprattutto con le risorse dei Paesi più ricchi: si può intervenire in maniera efficace con misure di sanità pubblica che eliminino le larve di questi insetti dalle pozze d’acqua e con accortezze individuali di protezione personale (per esempio usando repellenti) e, in generale, svuotando regolarmente sottovasi, grondaie e altri possibili contenitori all’aperto. 

Contro la Dengue non esistono cure specifiche, se non quelle che curano i sintomi, come febbre e dolore. Sono però disponibili due vaccini. Il primo (Dengvaxia, non commercializzato in Italia) è indicato solo per persone residenti in aree endemiche, purché sia stata dimostrata in laboratorio una precedente infezione da Dengue. Il secondo, Qdenga, autorizzato anche dall’Agenzia italiana del farmaco, protegge da tutti e quattro i sierotipi del virus anche chi non ne ha mai incontrato nessuno, a partire dai 4 anni di età. Dato il basso numero di casi autoctoni registrati sul territorio nazionale, non è tuttavia attualmente raccomandato per la popolazione generale, ma può essere preso in considerazione, in accordo con il proprio medico o con il centro di medicina tropicale della propria città, da chi prevede di viaggiare in zone a rischio.

Conclusioni

Per le sue caratteristiche la Dengue non rappresenta ad oggi una minaccia di tipo pandemico. E’ infatti provocata da quattro virus molto simili tra loro, che appartengono alla famiglia degli Arbovirus, cioè dei virus che possono essere trasmessi da persona a persona solo tramite un artropode, nel caso specifico una zanzara. Dal momento che la trasmissione dipende dalla presenza delle zanzare, è improbabile che uno di questi virus si possa diffondere con la facilità di un agente infettivo che passa per via aerea.

Fonti

'Dottore ma è vero che?' - Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo)

Ministero della Salute

Istituto superiore di Sanità

European Centre for Disease Prevention and Control

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