Recuperare il magnesio dagli scarti
del processo di desalinizzazione dell'acqua di mare: è uno dei
nuovi avamposti della ricerca Enea per l'economia circolare, i
cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Environment,
Development and Sustainability.
Attualmente, spiega l'Enea, sono operativi nel mondo quasi
16mila impianti di desalinizzazione che producono circa 95
milioni di metri cubi al giorno di acqua desalinizzata. La
produzione di salamoia, invece, ammonta a 142 milioni di metri
cubi al giorno (circa il 50% in più del volume dell'acqua
totale desalinizzata) con Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti,
Kuwait e Qatar a guidare la classifica mondiale per
'generazione' di scarti dalla desalinizzazione dell'acqua
destinata a usi civili (in particolare, consumo umano e
agricoltura).
"Le attuali tecnologie di desalinizzazione producono grandi
quantità di salamoie che hanno una salinità tre volte maggiore
rispetto a quella dell'acqua di mare. Il loro smaltimento
comporta una serie di problemi ambientali per l'ecosistema
acquatico, nel momento in cui vengono riversate in mare. Allo
stesso tempo, le salamoie rappresentano una preziosa fonte
secondaria di magnesio che, se recuperato, potrebbe essere
impiegato in numerosi settori industriali", rileva Danilo
Fontana, ricercatore del Laboratorio Enea di Tecnologie per
riuso, riciclo, recupero e valorizzazione di rifiuti e materiali
che ha curato la pubblicazione insieme al team di ricerca
composto da Federica Forte, Massimiliana Pietrantonio, Stefano
Pucciarmati e Caterina Marcoaldi.
Il magnesio è un metallo che non si trova in natura nella sua
forma elementare ed è l'ottavo elemento più abbondante nella
crosta terrestre (circa il 2%) ricorda l'Enea. Nelle salamoie
provenienti dagli impianti di dissalazione (soprattutto da
quelli a osmosi inversa) i valori di concentrazione del magnesio
sono molto elevati (1860-2880 milligrammi per litro), dice
l'Enea. Sono presenti, in grandi quantità, anche il sodio, il
calcio e il potassio.
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